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BATTUTE, FRECCIATE E POLEMICHE

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«Il lifting? Serve. Dentro sono un quarantenne»La risposta alla giornalista dell'Unità: «Se vuole ho qualche buon indirizzo». «Non è carino verso una signora»

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Non c'è solo il Berlusconi serio nella conferenza di fine anno. Stuzzicato dai giornalisti il premier in conferenza stampa si è lasciato spesso andare alla parte che forse ama di più, quella delle battute, il momento che però più di tutti mette in apprensione i fedelissimi che gli stanno intorno. Così, inutile negarlo, tutti aspettavano con curiosità la domanda della giornalista dell'«Unità» per vedere come sarebbe andata a finire stavolta dopo le polemiche scoppiate l'anno scorso. E la domanda è arrivata ed è stata centrata sui lifting fatti negli anni e sul recente trapianto di capelli. Berlusconi stavolta se l'è cavata con disinvoltura: «I capelli stanno ricrescendo e sono contento. D'altra parte io devo confrontarmi con gente più giovane di me di 15 anni e il mio aspetto esterno deve essere uguale all'età che io mi sento dentro. E io sento di avere 40, 42 anni. I lifting non li ho mai nascosti e non sono mai sparito per farli, anzi ho continuato sempre a lavorare. E ho fatto anche la fortuna dei medici che mi hanno operato perché ora li cercano tutti». Ma alla fine della risposta è arrivata la frecciata: «Se vuole qualche buon indirizzo posso darglielo...». Garbata la replica della giornalista: «Non è carino verso una signora...». Siparietto anche con chi gli ha chiesto se le dimissioni da presidente del Milan potevano preludere a quelle da Mediaset: «Assolutamente no — ha risposto — non si può allargare la decisione dell'altro giorno all'intero patrimonio della mia famiglia. Da presidente del Milan mi sono dimesso per rispettare la legge sul conflitto di interessi anche se lo trovo esagerato. Però alcuna deputati mi hanno detto che vogliono presentare una leggina per modificarla. E io francamente non ho detto di no. Per il Milan lo farei... Anche se l'opposizione dirà che è un'altra "legge ad personam"». Poi è arrivata la lezione contro gli sprechi del denaro pubblico: «Quando esco da palazzo Chigi spengo tutte le luci. Sono abituato a farlo da sempre, anche a casa mia. Per questo chiedo a tutti, ministri, funzionari, dipendenti, di non chiamare i familiari dai telefoni statali ma dai propri telefonini. Io se invito un mio parente a pranzo a palazzo Chigi potete stare sicuri che il menu arriva direttamente da casa mia». Infine la parola d'ordine di sempre: l'anticomunismo. Berlusconi ha rispolverato l'equazione «sinistra=male» per ergersi a paladino del bene nella lotta contro il demone rosso che incarna l'ideologia comunista. Una ideologia che ha prodotto «miseria, terrore e morte». Da qui il nuovo slogan della prossima campagna elettorale «Giù le tasse, su i valori», che il premier ha così inquadrato: «Non voglio dire la lotta del Cristo contro l'Anticristo o degli angeli contro i demoni, ma forse un paragone del genere serve per chiarire le idee a chi non le ha chiare. Quando dico che c'è una base religiosa nella nostra politica e sono contro la secolarizzazione anche del nostro partito, è anche per evitare che prevalga il male, ossia una ideologia che è stata dannosa ovunque».

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