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Prodi-Berlusconi, il ritorno della strana coppia

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Di nuovo la sfida che ha monopolizzato la politica italiana dell'ultimo decennio: Berlusconi-Prodi, una coppia che è un caso unico al mondo. Era il 3 febbraio del '95 quando Romano Prodi annunciò la sua candidatura alla guida dell'Ulivo per confrontarsi, nelle elezioni del '96, con Berlusconi, appena dimessosi da presidente del consiglio per l'annuncio di un avviso di garanzia arrivato nel bel mezzo della conferenza Onu sulla criminalità a Napoli. Ed era il 13 febbraio di quest'anno quando Romano Prodi, in una convention dell'Ulivo al Palalottomatica a Roma, è stato di nuovo chiamato a guidare il centrosinistra alla corsa per le elezioni politiche del 2006. Berlusconi alle prossime politiche sa già che sarà lui il candidato della Casa delle Libertà che chiederà di essere confermato alla guida del Paese. Sono passati quasi dieci anni e sono ancora loro a fronteggiarsi. E una frase detta da Prodi in una puntata di «Porta a Porta» il 23 gennaio del '96 oggi appare profetica: «Il rinvio delle elezioni? Non è importante perché io duro vent'anni, vent'anni davvero». In nessun altro paese i due leader della maggioranza e dell'opposizione sono rimasti per così tanto tempo gli stessi. E in nessun altro paese la vita politica è stata così «ingessata» e incapace di esprimere nuove personalità per un periodo così lungo. C'è stata, è vero, una parentesi nel 2001 quando l'Ulivo ha candidato Rutelli. Ma solo perché Prodi allora era il presidente della commissione europea e, di conseguenza, non proponibile sulla scena italiana. Il Cavaliere e il Professore, ricalcando il titolo del libro di Bruno Vespa, del resto, sono anche assai simili nel percorso che li ha portati a scendere in politica. Berlusconi è un imprenditore privato, Prodi, per lunghi anni alla guida dell'Iri, è stato un imprenditore pubblico. Talmente «affezionati» l'uno all'altro da arrivare a tifarsi reciprocamente. Il 22 maggio del '98, dopo un comizio a Piacenza, Prodi dice: «Ringrazio Berlusconi tutte le mattine perché ha reso più facile il nostro compito. Gli sono veramente grato». Facciamo un salto in avanti di sei anni e arriviamo al 30 maggio di quest'anno quando Berlusconi, in un'intervista per la trasmissione Telecamere spiega: «Tifo per Romano Prodi come mio competitor nel 2006, mi fa comodo». La replica del Professore arriva il giorno dopo: «Gli auguri da Berlusconi per il 2006? Ma non ne ha avuto abbastanza?». Per il momento però, il più in difficoltà è proprio Prodi. Nell'ultimo mese ha incassato una serie di colpi che hanno fiaccato la sua proverbiale tranquillità: prima il «no» di una parte della Margherita (e di Rutelli) al suo progetto di una Lista unitaria alle regionali, poi la freddezza sull'idea di fare le primarie per sancire la sua investitura, infine lo «strappo» di Mastella. Dall'altra parte Berlusconi si gode invece il suo momento magico: ha messo finalmente attorno a un tavolo (quello del Consiglio dei ministri) anche gli alleati più riottosi e ha incassato il successo del taglio delle tasse. Che non per niente dalla maggior parte degli italiani è considerata la notizia dell'anno.

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