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Quando Casini gli disse «Con me ha chiuso tutt'e due le porte»

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Allora Casini non aveva mandato a dire a Mastella che «le porte se l'è chiuse lui tutte e due. La politica per me è una cosa seria» (Il Giorno, 6 marzo 1998). Ma Mastella aveva segnato questa frase nel suo taccuino e aveva replicato qualche mese dopo: «Nella mia vita politica ho fatto una sola fesseria: andare a fare il ministro e lasciare la cassa dei finanziamenti pubblici a Casini» (Il Mattino, 12 ottobre 1998). La tesi viene ribadita dal politico campano: «Veda lei, Casini si è messo in tasca i quattro miliardi di finanziamento pubblico» (la Repubblica, 30 ottobre 1998). A chi lo accusava di essere il Giuda del Polo, Mastella ricordava alcuni episodi sconosciuti del feeling tra Prodi e Casini: «Si vedevano, si rivedevano, Casini andava da lui per fare accordi eventualmente sottobanco» (La Stampa, 7 gennaio 1999). E infatti Mastella ribadisce: «Che la maggioranza (l'Ulivo, ndr) si riprenda Casini. Possono fare lo scambio. Casini al posto nostro» (Il Secolo XIX, 9 maggio 2000). Ma la guerra finisce ben presto. Il pregio dei cattolici è quello di conoscere il perdono per i singoli peccati. Ed ecco allora Casini dire a Mastella: «Quel che è stato è stato. Bisogna guardare avanti» (Il Messaggero, 12 giugno 2000). Ma qualche giorno dopo Casini ci ripensa e dice che non vuole il generale Mastella: «A me interessa l'esercito» (Il Messaggero, 12 agosto 2000). La nuova legislatura fa dimenticare a Mastella i soldi del finanziamento pubblico e il leader dell'Udeur ormai all'opposizione non resta che fare la sua "proposta indecente" a Casini sul dopo Berlusconi e invita il Presidente della Camera a «prepararsi a quando Berlusconi non sarà più in campo» (La Stampa, 6 dicembre 2002) prevedendo per il Presidente della Camera un futuro da premier. Lan. Pal.

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