La Gad scarica Prodi, ognuno va per conto suo

Il Professore infatti non ottiene quel via libera che voleva, e per il quale si era impegnato da mesi, alla presentazione di liste uniche in tutte le Regioni. E a stopparlo è proprio Rutelli, deciso ad andare con Liste uniche solo nelle Regioni dove ci sono accordi locali. Così nel centrosinistra si apre una crisi profonda, che potrebbe anche portare a una cambio in corsa del candidato che dovrà guidare la coalizione alle politiche del 2006. E se — come precisa Arturo Parisi — la sconfitta di ieri non prelude ad un passo indietro di Prodi segna però una ferita da rimarginare. Il Professore è uscito dal suo studio dove si sono tenuti due vertici, uno dell'Ulivo e uno della Gad sulle candidature alle regionali, livido in volto e non ha risparmiato fendenti: «Sulla mancata unità della Federazione dell'Ulivo occorrerà riflettere profondamente sulle responsabilità mie e altrui, ed io rifletterò profondamente. Per l'unità dell' Ulivo non era certo questo che ci chiedevano gli elettori di Milano». Ma il leader della Margherita Francesco Rutelli, che nel corso della riunione è stato quello che più ha voluto la scelta di non presentarsi ovunque con una Lista unitaria, la pensa diversamente: «Sono sereno perché sono stati fatti altri passi in avanti. Se ne possono fare di più, ma la direzione è quella giusta». E Piero Fassino aggiunge, a scanso di equivoci: «Noi restiamo assolutamente determinati nel costruire la federazione dell'Ulivo, progetto che va al di là delle elezioni regionali». Uscito prima di tutti dal vertice dell'Ulivo, Massimo D'Alema puntualizza: «Oggi si è scelto di rimettere la decisione alle singole regioni: non è quello che noi avremmo voluto, ma si è dovuto tenere conto del punto di vista della Margherita. Ma non credo questo rappresenti il fallimento del progetto di Prodi». Insomma, il via libera di Bertinotti e la crisi dell'Ulivo sono due facce di una stessa medaglia, i cui contorni erano stati già anticipati una settimana fa da un dirigente socialista: «Si farà in modo di dare la brutta notizia sulle liste uniche insieme alla bella notizia dell'accordo con il Prc, per equilibrare l'effetto mediatico». Ma quello che non era stato messo in conto era la reazione di Prodi alla presa d'atto dello stop sulla lista unitaria. Secondo uno dei partecipanti, Prodi avrebbe esordito così: «Speravo in qualcosa di diverso, ma il quadro della situazione ci mostra che bisogna andare avanti con liste distinte. Ma non facendo le Liste unitarie, di fatto la sola unità che resta è quella intorno ai candidati presidenti. E così si rischia di bloccare di fatto il processo della Federazione, perché è inutile annunciare cose che non si fanno ed è meglio procedere con atti concreti». Su come si sia arrivati a questa «drammatizzazione» da parte di Prodi, ci sono diverse versioni. In ambienti della Margherita si racconta di una riunione di ieri mattina tra Rutelli, Fassino, Marini, Fioroni e Cabras, finita con un accordo consensuale per presentare la lista solo nelle regioni dove è conveniente per vincere e dove c'è un accordo locale. Al forte rammarico di Prodi per lo stop al «listone» Rutelli, Fassino, Boselli, D'Alema e Marini avrebbero reagito rilanciando il processo della Federazione. Con Fassino che avrebbe addirittura proposto di inserire il simbolo della Fed in quello delle liste di partito per dare il senso di un percorso che va avanti. Ma, secondo i Ds, l'incontro tra Fassino e Rutelli sarebbe andato male, perchè il leader dei Dl sarebbe rimasto fermo sulle sue posizioni contrarie alla lista unitaria. E si sarebbe dunque arrivati al vertice con Prodi in questo modo, con Rutelli fermo nel ribadire come la federazione avesse già deciso a settembre di demandare la scelta alle realtà locali. E a quel punto Ds, Sdi e lo stesso Prodi non avrebbero potuto fare altro che prendere tristemente atto di una situazione che alla fine porterà alla nascita di liste unitarie