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L'orgoglio scuote il Patto dei potenti

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I grandi azionisti Rcs giocano l'ultima carta per non perdere la sfida con Repubblica

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É questo lo slogan più azzeccato per il Patto di sindacato di Rcs; una grande salsa con dentro tutti i principali protagonisti dell'economia nazionale. Banche (Mediobanca, Intesa e Capitalia), industrie (Fiat, Merloni, Pirelli e Telecom), assicurazioni (Generali e Fondiaria Sai), gruppi immobiliari (Italmobiliare) imprenditori rampanti (Della Valle) e calanti (Romiti e Lucchini), tutti stanno dentro appassionatamente in quello che, non a torto, molti definiscono il salotto buono dell'editoria italiana. Il patto di Rcs, cioé l'accordo tra alcuni azionisti in grado di assicurare una quota di controllo e governare la società, ha in mano il 57,47% del capitale ordinario dell'azienda editrice. E visto il calibro di questi soci, esprime ai massimi livelli gli orientamenti, le esigenze e le aspettative del gotha dell'economia italiana. Un insieme di forze che non è facile tenere in equilibrio, tra pressioni politiche e interessi degli azionisti. Poteri forti, insomma, che questa volta devono avere avuto una paura matta di perdere il primato (e parte dell'investimento) in cima ai quotidiani più letti del Paese. Così ieri tutti gli azionisti, stanchi di sentire il fiato sul collo del rivale Repubblica, si sono ricordati di essere prima di tutto uomini d'impresa, e di non potersi chiamare fuori, come casuali passanti, in caso di perdita della leadership del Corriere. Bisognava dare una svolta, dunque, indicando un uomo di garanzia capace di riattivare la redazione e gestire una gigantesa fase di investimenti (si parla di 300 milioni di euro) necessari a realizzare il progetto full colors. C'è dell'altro? Possibile che i grandi nomi dell'economia e della finanza che siedono nel Patto Rcs abbiano deciso di dare il ben servito a un grande giornalista come Stefano Folli per dare un segnale politico? A dare una risposta adesso non può essere che lui, Paolo Mieli, chiamato a difendere l'autonomia di un giornale con troppi padroni. I segnali sono incoraggianti: Mieli è uno dei più grandi giornalisti italiani, che certo non manderà alle ortiche la sua reputazione per fare il trombettiere di chicchessia. Che il tipo sia poco incline ai compromessi - semmai fosse necessario un esempio - lo dimostra d'altronde la sua rapida entrata e uscita dalle stanze della presidenza Rai. In più conosce bene la macchina di via Solferino, dove è già stato direttore. Se il gotha dell'economia ha visto bene, è l'uomo giusto per rafforzare il quotidiano.

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