«Il caso Mitrokhin peggio del Watergate»
Paolo Guzzanti presidente della Commissione parlamentare della Commissione d'inchiesta Mitrokhin, commenta al termine dei lavori di ieri il sì alla sua relazione che fa il punto di due anni di lavoro svolto a San Macuto. La Commissione ha indagato sulle modalità in cui i vertici del Sismi gestirono l'operazioni durante il governo Dini, Prodi e D'Alema approvando, dopo cinque mesi di dibattito e discussione generale il documento di mezzo termine presentato dal senatore di Fi a conclusione della prima parte dell'inchiesta. La relazione finale è prevista tra un anno e mezzo circa, alla fine della legislatura. La relazione Guzzanti, approvata dalla Commissione Mitrokhin, enumera le responsabilità dei due direttori del Sismi, generale Siracusa e ammiraglio Battelli, i quali, secondo il presidente, «non hanno detto la verità al magistrato, non hanno detto la verità all'organismo di controllo parlamentare Copaco, allora presieduto da Franco Frattini, e hanno agito in costante e deliberata violazione della legge 801, peraltro con la piena connivenza dei presidenti del Consiglio». In particolare, sostiene il senatore Guzzanti, hanno «mentito tacendo il fatto che quando il servizio britannico ha messo a disposizione Mitrokhin affinché fosse sottoposto all'interrogatorio del Sismi, il Sismi di quel tempo preferì glissare e lasciar cadere l'offerta». Inoltre «appare sempre più evidente che quando il dossier Impedian cominciò ad arrivare al Sismi busta dopo busta a partire dal 30 marzo 1995, al servizio sapevano perfettamente quel che stava per succedere e il direttore aveva predisposto uno speciale "binario morto" su cui arenare il dossier, impedendo che qualsiasi indagine fosse fatta. Ma la predisposizione di questo meccanismo sostiene Guzzanti - dimostra che il Sismi aveva già la piena informazione del caso Mitrokhin (salvo soltanto il vero nome dell'archivista) e aveva quasi certamente maneggiato il vero dossier, cioè la massa bruta di dati, nomi e relazioni che il servizio britannico aveva dato in precedenza agli italiani, avvertendo, come è prassi, che si trattava di materiale ancora non verificato e sul quale anzi si chiedevano verifiche e approfondimenti. La risposta italiana - dice Guzzanti ai giornalisti - fu «l'insabbiamento totale e il divieto di fare indagini. La massa originaria delle informazioni è mancante e costituisce una sorta di "Sacro Graal" del caso Mitrokhin. L'evidenza del fatto che il Sismi sapesse ben prima dell'arrivo della prima scheda è dimostrata anche dagli accorgimenti presi alla vigilia di quell'evento noto e atteso, ma che poi si finse che fosse avvenuto senza preavviso e per caso: il più lampante fu la fulminea sostituzione del direttore della I Divisione, controspionaggio, del colonnello Alberico Lo Faso, con un uomo di totale fiducia del direttore, e cioè il colonnello Luigi Emilio Masina». Poi ci fu l'ordine, emanato dallo stesso Masina il 10 aprile 1995 e approvato dal gen. Siracusa, rimasto valido fino alla fine dell'aprile 1998 «che bloccò con ordini scritti tutte attività di controspionaggio legate al caso Mitrokhin, che negli altri Paesi avevano invece condotto al controllo e all'identificazione di molte e successive reti spionistiche e terroristiche«, sostiene Guzzanti.