Nei Ds vince la paura: «Non disperdiamo i nostri valori»
In una sezione storica di Roma, a Montesacro: «La Fed? Mah, non vogliamo decisioni calate dall'alto. Discutiamone»
Dopo che il segretario dei Democratici di sinistra Piero Fassino ha proposto nella sua relazione del 15 luglio scorso la Convocazione del III Congresso nazionale dei Ds, nelle sezioni territoriali del partito è già iniziato il dibattito precongressuale con la votazione delle quattro mozioni che si confronteranno formalmente a Roma a febbraio. Accantonate dunque per il momento le questioni più legate ai problemi del quartiere (la politica della "fontanella", appunto), in vista del Congresso nazionale nelle sezioni cittadine ci si infervora sul tema più caldo del momento all'interno della Quercia, quello che più divide il segretario del partito dall'ala radicale. Federare o non federare alcune competenze come la politica estera, le scelte economiche, le riforme istituzionali alla cosiddetta Fed? È su questo che sono state chiamate ad esprimersi le Unità di base dove si eleggono i delegati che poi sceglieranno i rappresentanti al Congresso nazionale e a quelli regionali. La paura più grande di chi guarda con sospetto alla federazione dei partiti della lista unitaria (Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani) è che da macrocontenitore a quattro la Fed possa trasformarsi in partito unico, disperdendo così un patrimonio di idee, valori e tradizioni politiche e culturali. Un esempio del dibattito che si sta svolgendo in tutte le sezioni dei Ds è quello che si è concluso nella sede romana di piazza Monte Baldo, a Montesacro. Una delle sezioni storiche del partito, fondata subito dopo la guerra. La prima ad essere istituita tra le unità territoriali nella zona nord della Capitale. È qui che durante le ultime campagne elettorali si è registrato il 37,7% del Listone alle Europee e il 24, 6% alle Provinciali solo per la Quercia: «Una delle percentuali più alte di Roma», conferma la giovanissima segretaria della sezione Luisa Palombo, nipote di uno dei fondatori della sede vicino Corso Sempione. Gli iscritti sono 215. I giovani non sono molti (circa una trentina), ma il dato è comune a quasi tutte le sezioni. La maggioranza è fassiniana (le preferenze alla mozione presentata dal segretario sono state 112 su 145 votanti). Ma durante i giorni del dibattito non sono mancate critiche alla sua visione unitaria di Federazione. Non solo perché, dice qualcuno dei "compagni", «è pericoloso mischiare moderati e radicali», ma soprattutto per il fatto che «le elezioni si vincono a sinistra e non cercando voti tra i delusi di Berlusconi», afferma chi è più vicino al Correntone. Scarso consenso dunque per Fassino tra i militanti della minoranza ds? Esplicitamente nessuno lo dice. Anzi, è unanime in tutti gli interventi il riconoscimento del lavoro fatto dal segretario dopo il Congresso di Pesaro. «Ma il partito viene prima di tutto», ribadisce qualcuno tra i più anziani e quindi l'eccessiva personalizzazione della politica «verso cui anche i Ds si stanno avviando non va mica bene». Qualcun altro, quasi sottovoce, dice che un candidato alternativo a Fassino in realtà non è stato avanzato perché «la minoranza non si riconosce nelle regole attuali». E qui scattano le critiche contro il metodo delle mozioni. Alcuni le sentono come «un esercizio poco democratico», una proposta cioè «calata dall'alto». Meglio sarebbe, dicono, un dibattito per «tesi» a cui ognuno possa aggiungere del suo. Un dato che crea rammarico infatti è che ai Congressi partecipa solo il 30 per cento degli iscritti. Per qualcuno la spiegazione sta forse nella alla scarsa capacità che il centrosinistra ha di informare delle sue iniziative. Colpa non solo dello «strapotere mediatico del Presidente del Consiglio - ricorda più di uno dei partecipanti all'assemblea congressuale della sezione di Montesacro - ma anche dal fatto che il partito stesso non riesca a far arrivare le informazioni agli iscritti». E qui cala la malinconia su quando l'Unità, il quotidiano dei Ds, veniva diffuso anche agli angoli delle strade ed arrivava a tutti i militanti. Adesso i più difficili da raggiungere sono