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I governatori difendono le loro Liste e replicano a Berlusconi

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Regionali, la rivolta dei Presidenti

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I presidenti delle Regioni che hanno già pronta la loro formazione per le prossime regionali non ci stanno al diktat di Berlusconi che di quelle Liste non vuole proprio sentir parlare e vuole cancellarle. Così ieri hanno fatto sentire la loro voce: prima Roberto Formigoni dalla Lombardia poi Francesco Storace dal Lazio, infine Raffaele Fitto dalla Puglia. La situazione più delicata è quella di Milano, dove la Lega, interessatissima a soffiare la poltrona di candidato a Formigoni, ha subito attaccato il presidente della Regione non appena ha replicato al premier. «Consiglio di cuore al presidente Berlusconi di fermarsi perché c'è ancora tempo e di mettere il bavaglio agli imprudenti consiglieri che veramente rischiano di portarlo su una strada sbagliata — ha rilanciato Formigoni alla fine di un'inaugurazione all'ospedale San Raffaele di Milano — Una strada che potrebbe anche essere rovinosa perché ci sono presidenti della Casa delle Libertà che sono già partiti con liste che portano anche il loro nome. Fra l'altro tutte liste provviste dei necessari timbri e autorizzazioni. Venire a dire che questi candidati non farebbero più parte della CdL e che si candida qualcuno contro di loro, vuol dire che la CdL avrebbe deciso di perdere in queste importanti regioni». Rapido e duro l'attacco della Lega: «Nulla vieta a Formigoni di non candidarsi nel centrodestra — ha detto Davide Boni, capogruppo della Lega Nord in Lombardia — Il presidente ha perso un'occasione per tacere e rasserenare gli animi. Se qualcuno vince in Lombardia è la Cdl con un suo programma, non certo Formigoni perché è Formigoni. Non è lui a decidere cosa fare, ma le segreterie nazionali. Mi sembra che Formigoni sia iscritto a Forza Italia e c'è un diktat preciso di Berlusconi che ha parlato con Umberto Bossi, contrario alle liste». Dunque quel progetto non s'ha da fare. «La lista del presidente non ha senso e non deve esserci, a meno che Formigoni non si sia stancato di fare il presidente. Nulla vieta che non si candidi e decida di fare qualcos'altro. Forse ha in testa di ricostruire la Dc?». In soccorso del Governatore è arrivato il capogruppo di Forza Italia alla Regione, Giulio Boscagli: «Non vorrei che tanto astio nei confronti della sola ipotesi di una lista che faccia riferimento a Formigoni, fosse dettato dalla paura che possa sottrarre voti proprio alla Lega, dal momento che il governatore lombardo ha dimostrato in questi anni di essere più federalista di Boni & Co». Perentorio invece Francesco Storace: «Berlusconi ha la prova di quanto sia utile la mia Lista nel Lazio. Fra i miei candidati ci sarà anche Pasquale Donato che è stato anche assessore della giunta Badaloni. A chi toglie voti?». Ma se Formigoni si deve difendere dalla Lega, il Governatore del Lazio deve preoccuparsi di rintuzzare gli assalti di Alessandra Mussolini, leader di Alternativa Sociale. «Berlusconi ha sancito la morte della Lista Storace — polemizza la ex deputata di An — Non sono sufficienti le affermazioni del Presidente della Regione per interpretare le parole del premier. Occorre un chiarimento pubblico che è dovuto ai cittadini, in mancanza del quale la Lista Storace è di fatto esterna alla Cdl, a meno che Berlusconi non smentisca se stesso». Infine anche Raffaele Fitto difende le ragioni della sua decisione: «La scelta di costituire una lista di cittadini pugliesi in appoggio alla coalizione della Casa delle Libertà è stata lanciata sin da agosto e vagliata nella riunione dei leader regionali della coalizione di centrodestra il 22 novembre scorso. Le ragioni che lo mi hanno spinto a formare la mia Lista non potranno che essere condivise dal Presidente Berlusconi con il quale mi auguro di poterne discutere prima possibile».

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