«Tranquilli, non c'è una prova»
Gargani: «Siamo sereni, credo che ora si chiuderà un'epoca»
Presidente Gargani, quali sono le sue sensazioni a poche ore dalla sentenza del processo Sme? «Sono molto sereno. Credo che l'andamento del processo abbia dimostrato da un lato la serenità del tribunale e dall'altro l'evidenza dei fatti dimostra quanto sia lontana dalla verità l'ipotesi di un'accusa e di criminalizzazione nei confronti di Berlusconi. L'attesa da parte del Presidente del Consiglio e del partito è di calma». Ritiene che la sentenza potrebbe chiudere una stagione di duro scontro tra la magistratura e politica? «Sì. Credo che possa essere così. Se i teoremi giudiziari lasciano il passo alla ripresa di una cultura della prova che si è smarrita dal 1992 in poi penso che si possa ritrovare un rapporto fisiologico tra politica e giustizia. In questo momento il rapporto tra la politica e la giustizia resta ancora anomalo, patologico. In questi anni le relazioni tra il mondo politico e la giustizia è stato assurdo, brutto, ostinato. Nel Paese è necessario esaltare la cultura della prova. In questi 12 anni questo elemento è rimasto in ombra». Il vice coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, parla di questo processo come della prova dell'uso politico della giustizia. Considerando l'andamento in aula, è d'accordo con la tesi dell'esponente del suo partito? «In questa fase prevalgono i teoremi, l'accanimento giudiziario. Per questa ragione è evidente che quando non c'è serenità e cultura della prova, i processi vengono finalizzati ad altro, alla politica». Il comportamento del pm Ilda Bocassini è sempre stato esente da critiche o persecutorio nei confronti di Berlusconi? «Certamente è stato persecutorio. Ma non sarebbe stato anomalo, se avessimo avuto già la possibilità di applicare il nuovo ordinamento giudiziario se avessimo avuto la separazione delle funzioni tra pm e giudice, tra pm e difesa. L'anomalia italiana è che il Pm appartiene alla stessa categoria dei giudici. Se la Bocassini avesse manifestato il suo accanimento come quello di una parte vera del processo si sarebbe giustificato tutto. Quello che noi volevamo nell'ordinamento giudiziario e che per il pm si esercitasse una determinata cultura: quella dell'accusa». Come valuta le parole dell'ex pm Di Pietro che, in una dichiarazione di ieri, equipara la prescrizione ad una condanna? «Ogni cosa che dice Di Pietro ha un carattere accusatorio. L'ex pm manca di serenità. È un comportamento costante. Quando c'è la prescrizione significa che il processo non si può fare. Le prescrizioni avvengono perché i processi non sono istruiti, non sono maturi a causa della difficoltà delle indagini. In questo modo non si riesce ad andare al dibattimento perché non ci sono neanche le prove». Le indiscrezioni di queste ore dicono che Berlusconi sarebbe pronto a dimettersi in caso di condanna e quindi si potrebbe andare al voto. Cosa farà il Presidente del Consiglio? «Capisco che i giornalisti fanno molte ipotesi. Mi rifiuto di farne di negative sulla sentenza. Chiunque dovrebbe rifiutarsi di farla». Lei la farebbe proseguire la legislatura? «Berlusconi non verrà condannato. È un dubbio che non ho».