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Gasparri: nessun aumento sul canone Rai

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La Lega vuole abolirlo e pure i Ds. Viale Mazzini vorrebbe un «ritocco» fino a 101 euro

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Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha indicato ieri che «non è in vista nessun aumento del canone Rai». Sulla scia dei «no tax day» berlusconiani afferma che «non è mia intenzione andare verso aumenti», sottolineando allo stesso tempo l'impossibilità della graduale eliminazione dello stesso canone, proposta dal ministro Calderoli. E mentre anche la sinistra si batte per un contenimento del canone, è solo la Rai, da sola a volerlo aumentare. O meglio vorrebbe almeno arrivare all'aumento dell'inflazione con la tassa a 101 euro l'anno invece che a 99,60, questo anche per dare un «impulso» concreto alla privatizzazione. «Se abolissimo il canone Rai - ha ricordato Gasparri - ci sarebbe un aumento dell'affollamento pubblicitario che prosciugherebbe soprattutto le risorse pubblicitarie dei giornali». «Io medito di non aumentare il canone - ha affermato il ministro delle Comunicazioni - e Calderoli pensi al suo lavoro, che io penso al mio. Capisco che ogni tanto deve fare delle sparate a titolo di propaganda, ma gli consiglio di pensare ai casi suoi, che sono tanti e numerosi». Ieri pomeriggio infatti il senatore Calderoli aveva detto la sua sulla possibile «abolizione» del canone proprio come l'altro giorno il diessino Falomi che ha giustificato una sorta di «sciopero» del canone. «Visto che la settimana prossima si andrà alla definizione del canone Rai e visto che i conti dell'azienda vanno bene, come sostiene il ministro Gasparri, forse sarebbe il caso di iniziare a pensare ad una progressiva riduzione del canone stesso, fino ad arrivare con il tempo alla sua abolizione», ha detto Calderoli, innescando un botta e risposta al vetriolo con il ministro. Di nuovo Calderoli: «Nessuno ha mai proposto di azzerare subito il canone ma sarebbe encomiabile che lo stesso Gasparri, dopo aver negato l'aumento, facesse un passo in più verso la riduzione del suo costo». Roberto Calderoli, appare sorpreso dalla polemica suscitata dal suo intervento sul servizio pubblico. «Credo che l'impulso di tutti i ministri della Cdl - prosegue il ministro leghista - sia quello di dare ognuno il proprio contributo. Nessuno vuole mettere in difficoltà l'azienda, tanto meno lo Stato, ma è necessario che tutti siamo più vicini ai cittadini. Poi, se avessimo difeso sempre lo status quo - conclude Calderoli - non avremmo nemmeno fatto la riduzione delle tasse...». Paolo Gentiloni (Margherita) commenta: «Per giustificare il canone serve un servizio pubblico di qualità e non schiavo della pubblicità tv, tutto il contrario di quello che prevede la privatizzazione voluta da Gasparri».

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