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Nuovo sciopero per il pubblico impiego

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La data dovrebbe essere fissata nella riunione dei consigli generali e dei delegati di Cgil, Cisl e Uil del settore, prevista a gennaio. Il contratto è scaduto da un anno e le risorse in Finanziaria secondo i sindacati sono del tutto insufficienti. Lo sciopero sarà preceduto il 10 dicembre da una catena umana che andrà da piazza Venezia a Palazzo Chigi, protagonisti gli eletti nelle Rsu, rappresentanze sindacali unitarie; l'iniziativa sarà ripetuta, a gennaio, nei confronti dei comuni capoluoghi e delle regioni per sollecitare sindaci e governatori ad una presa di posizione e ad un impegno per sbloccare il negoziato. Allo stesso tempo ci saranno assembleee in tutti i posti di lavoro e partirà una grande campagna di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini per spiegare le ragioni della protesta. Secondo le quattro federazioni, infatti, l'attacco è sì al lavoro pubblico, ma anche al sistema dei servizi da esso garantito. Per il rinnovo del contratto, i sindacati chiedono un aumento dell'8% ma il governo non è disponibile ad andare oltre il 4,2%. Ma non è questo l'unico problema sul tappeto. Nel mirino di Cgil, Cisl e Uil ci sono anche le misure sul pubblico impiego inserite nella Finanziaria; dal blocco delle assunzioni, al taglio degli investimenti, alla riduzione degli organici. «Fino ad ora il governo ha proceduto in modo unilaterale. Il sistema della concertazione è stato abbandonato» accusa il segretario confederale della Cisl Nino Sorgi e avverte: «il rischio di questo giro di vite è lo scadimento dei servizi alla collettività». Il responsabile della Funzione pubblica della Uil Antonio Foccillo mette in guardia anche da un emendamento che, stando alla prima lettura, potrebbe portare ad un ulteriore taglio dell'organico dell'amministrazione statale. «In modo subdolo - spiega Foccillo - è stato presentato venerdì sera un emendamento che indica una riduzione sulle piante organiche di almeno il 5%. Non è chiaro se si tratta di un taglio alla spesa o al personale ma da quanto mi dicono sarebbe proprio una riduzione degli impiegati». Il sindacalista poi sostiene che mentre diminuisce il numero dei dipendenti pubblici, le amministrazioni fanno ricorso in modo sempre più massiccio alle consulenze esterne e ai contratti a termine. Un accordo tra l'Aran e i sindacati stabiliva che i collaboratori nella pubblica amministrazione non dovevano superare il 7% «ma secondo quanto ci risulta - afferma Foccillo - il 20% del personale avrebbe un contratto a tempo determinato. Inoltre questi dipendenti, con il blocco delle assunzioni, non avranno nessuna possibilità di entrare definitivamente nell'amministrazione». I sindacati non credono neppure all'efficacia della mobilità. «È il sogno di ogni governo - afferma Foccillo - ma gli spostamenti all'interno della pubblica amministrazione rimangono sempre sulla carta». L.D.P.

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