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I conti pubblici vanno meglio del previsto

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Per il Tesoro potrebbe essere addirittura «sensibilmente inferiore» alle stime. Ma ad esprimere timori sul fatto che il prossimo anno, nel 2005, la manovra finanziaria rischia di salire sopra il 3% è anche il capo economista del settore statistico dell'Ocse, Enrico Giovannini. Per lui gli interventi previsti dalla Finanziaria «non bastano» e «bisognerà rimetterci mano»; come dire: servirà una manovra bis, come del resto hanno sostenuto poche settimane fa gli ispettori del Fmi. «Non credo ci sarà una manovra bis», ha subito replicato il sottosegretario all' Economia, Giuseppe Vegas. L'andamento di «cassa» dei conti pubblici per il 2004, comunque, non sembra destare problemi. Il mese di novembre ha segnato un avanzo impercettibile di 100 milioni. Il risultato risente del buon andamento delle entrate e degli effetti della manovra di luglio sulle spese. Ma ci sono anche 4,5 miliardi di incassi dovuti per 3,5 miliardi alla quinta cartolarizzazione Inps e per un miliardo alla cessione alla Sace (che è fuori del perimetro pubblico) dei crediti vantati nei confronti della Federazione Russa. Va però detto che lo stesso mese del 2003 aveva registrato 4,2 miliardi di incassi per la cartolarizzazione dei crediti Inpdap. Il risultato di novembre ha fermato il disavanzo cumulato dei primi 11 mesi a quota 57,6 miliardi contro i 54,769 del gennaio-novembre 2003. E il risultato - spiega il Tesoro - «dimostra l'efficacia delle politiche attuate per controllare i flussi di bilancio». Questo «rende possibile - secondo il ministero dell'Economia - una chiusura del 2004 ad un livello di fabbisogno sensibilmente inferiore rispetto agli obiettivi indicati». Il Dpef fissava questo obiettivo «di cassa» con una certa prudenza a quota 62 miliardi, cioè al 4,6% del Pil. Il valore che conta ai fini del rispetto del patto di stabilità è il deficit, cioè il valore calcolato secondo i principi della competenza: in questo caso l' obiettivo è più ambizioso è si ferma a quota 39,7 miliardi, un livello sufficiente per fermare l' indebitamento netto al 2,9% del Pil, cioè sotto la soglia del 3% prevista da Maastricht.

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