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di LAURA DELLA PASQUA UN VERO colpo di scena.

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Alla presidenza sale Luca di Montezemolo che è anche fresco di nomina al vertice della Confindustria mentre John Elkann diventa vice presidente. Nel cda vengono cooptati Andrea Agnelli, figlio di Umberto, e Tiberto Ruy Brandolini d'Adda. Ma le sorprese non finiscono qui. L'amministratore delegato Giuseppe Morchio sbatte la porta e se ne va. Le sue dimissioni arrivano inaspettate lasciando sconcertato il gruppo ma anche il mondo bancario che solo poche ore prima, ai funerali di Umberto, aveva rinnovato la fiducia al piano di risanamento dell'ad. Il cambio della guardia e l'uscita di scena arrivano inaspettati e piombano come un fulmine a ciel sereno proprio mentre il mondo finanziario si sta preparando per l'assemblea della Banca d'Italia. Ma è soprattutto la notizia delle dimissioni di Morchio a cogliere di sorpresa i banchieri mentre alla spicciolata, in serata, arrivavano nella Capitale per l'appuntamento con Bankitalia. Così sono partite frenetiche le prime telefonate. Sceso a Fiumicino dall'aereo che aveva preso a Torino, Enrico Salza, neopresdiente del San Paolo Imi, ha chiamato frenetico il presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli. Per capire che nessuno dei due aveva notizie di prima mano e cominciare a interrogarsi sulla successione: «Quello», si agitava Salza, «sì, quello sarebbe un buon candidato...». Morchio, secondo le indiscrezioni, aveva alzato da qualche settimana il prezzo con la Fiat. Già all'assemblea degli azionisti, di fronte all'aggravarsi dello stato di salute di Umberto, aveva chiesto di riunire nelle sue mani anche la carica di presidente. Un'ambizione che la famiglia ha preso come una sorta di sfida. Bisognava sbarrare il passo a Morchio fargli capire che non doveva osare, insomma dargli una lezione di stile. E chi poteva fare tutto questo se non Montezemolo? Ma non ci poteva essere scelta peggiore per Morchio. Un suo collaboratore riferisce di uno scatto di rabbia alla notizia della nomina: «No proprio lui, questa non me la dovevano fare». Per lui è stato un doppio schiaffo; non solo gli veniva negata la presidenza ma la famiglia decideva di mettergli sopra quel Montezemolo che da sempre gli era antipatico. Vale per tutti un episodio di un paio di mesi fa. Convegno al Museo della Scienza a Milano; Morchio è affiancato da Demel. Arriva Montezemolo ma Morchio invece di presentargli il numero uno dell'Auto fa finta di non vederlo. Come avrebbe potuto sopportare una convivenza in Fiat? Impossibile. Ma il voltafaccia, perché così lo hanno interpretato le banche, ora rischia di rimettere in discussione i rapporti con gli istituti di credito che finora hanno sostenuto il piano di risanamento della Fiat. Ed è per questo che sicuramente la poltrona di Morchio non resterà vuota a lungo. Anzi non è escluso, come indicava ieri più di un banchiere, che possa essere proprio il numero uno della banca che è più esposta verso il Lingotto, cioè Profumo dell'Unicredit, a essere cooptato come amministratore delegato. Ma alla Fiat serve soprattutto un uomo di prodotto e quindi non è escluso (è l'ultima ipotesi che circolava ieri sera) che Montezemolo, pur di mandare un segnale di stabilità al mercato, riunisca in sé anche la carica di amministratore delegato. Magari per un periodo limitato, ma giusto il tempo necessario per trovare la persona giusta. Altra soluzione sarebbe quella di prendere un manager Ferrari di sua stretta fiducia. Sul tappeto pure i nomi di Franco Bernabè e di Vittorio Colao. Sta di fatto che occorre fare in fretta per evitare momenti di incertezza sia verso i mercati sia verso le banche. Il tema Fiat di sicuro dominerà l'appuntamento di oggi con l'assemblea della Banca d'Italia. Non è escluso che il successore di Morchio venga comunicato dalla Fiat oggi stesso, prima dell'apertura della Borsa. La giornata di ieri si è arricchita anche di altre novità. Con l'ingresso di Andrea, figlio di Umberto, classe 1975, nel cda Fi

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