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dall'inviato ASSAGO (MILANO) - «Unità, unità, unità», dicono tutti in coro.

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Ho rivisto l'entusiasmo di qualche tempo fa. E' stato un grande congresso». E per il coordinatore di Forza Italia il «clima buono» significa anzitutto aver ritrovato l'unità interna, dopo le schermaglie, le divisioni, le distinzioni interne delle ultime settimane. Non è un caso, infatti, che il suo vice, Fabrizio Cicchitto, dal palco dedica proprio a questo aspetto gran parte del suo intervento: «Una volta vinte le elezioni Forza Italia ha corso e corre i rischi tipici di un movimento spontaneo che entra nelle istituzioni: l'autoreferenzialità dei gruppi dirigenti, della gestione pura e semplice del potere locale». Il vicecoordinatore degli azzurri si spinge oltre e spiega che Forza Italia deve essere il «partito aperto alla società»: «Dobbiamo ricordarci che i voti non sono messi in banca ma vanno riconquistati con l'azione di ogni giorno. Di Berlusconi ce ne è uno solo, tutti gli altri devono avere l'umiltà di misurarsi con la gente». Quindi agita lo spauracchio della sinistra, quella sinistra che può vincere, lascia intendere, grazie alla divisioni nel centrodestra e dentro i partiti della Casa delle Libertà. Al contrario «bisogna collaborare tutti assieme, ministri, parlamentari e territorio. In questi mesi abbiamo messo in moto il partito con l'elettrochoc e adesso maggioranza e minoranza (interne, ndr) devono lavorare assieme in modo che nessuno si senta escluso dalla gestione del partito». Anche perché «la divisione è per definizione una sconfitta». Ma il discorso di Cicchitto, benedetto appunto da Bondi, arriva dopo un via libera chiaro giunto nella giornata di venerdì dall'altro uomo forte del partito, il ministro Claudio Scajola che è stato proprio coordinatore di Forza Italia («Guidava via dell'Umiltà, sei anni fa, quando il primo congresso si concluse in piazza con trecentomila persone», fanno notare i suoi). Ma Scajola aveva di fatto frenato le pulsioni interne, invitando tutti «a fare la propria parte, a coltivare l'unità che è fondamentale per confermare nel 2006 la vittoria elettorale». L'ex numero due del partito aveva ricordato che «l'unità va coltivata da tutti, praticata nei fatti, ogni giorno», e per questo - a suo giudizio - non si può «disperdere questo nostro patrimonio prezioso». Ma l'unità è solo di facciata? Bisognerà attendere le elezioni per saperlo. O forse subito dopo, per quando anche all'interno del partito inizierà una sorta di resa dei conti interna. F. D. O.

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