Nel giorno dell'insediamento strizzata d'occhio ai sindacati. L'unica frecciata riservata alla Lega
Il neo presidente si insedia con un appello al dialogo. Applausi generali. Ma attacca il federalismo e Maroni protesta Montezemolo regala già la concertazione
una nuova fase, quella della concertazione, del costruire insieme, del fare squadra, è iniziata. Il neo presidente Luca di Montezemolo ha appena finito di parlare e nel parterre c'è già chi parla di new deal della storia confindustriale. Sembra passato un secolo da quando il predecessore Antonio D'Amato si scagliava contro i sindacati, arringava gli industriali contro il governo e se la prendeva con il mondo della finaza. Sin dalle prime battute del discorso, Montezemolo ha lasciato intendere che da ora in poi ci sarà aria nuova. Erano anni che nella grande sala della sede di Viale dell'Astronomia non si vedeva tanta affluenza come quella di ieri per il tradizionale appuntamento con l'assemblea pubblica. Presente tutto il gotha dell'economia e della finanza ma anche in massa la piccola e media impresa. Schierato in prima fila il governo al completo a cominciare da Berlusconi e poi i presidenti di Camera e Senato, Pera e Casini, i leader dell'opposizione, Fassino e Rutelli e quelli di Cgil, Cisl e Uil, Epifani, Pezzotta e Angeletti. Ma vediamo i punti del nuovo corso di Montezemolo. No allo scontro, serve la fiducia - «Bisogna rifiutare la logica del declino, dobbiamo rimboccarci le maniche e ricreare un clima di fiducia interpretando la voglia di ripresa di cui - dice Montezemolo - il Presidente Ciampi si è fatto interprete». Va ricostruito il dialogo in politica e tra le parti sociali. La concertazione - Per vincere la partita della competitività «bisogna lavorare tutti insieme con uno spirito di squadra». Ecco la svolta di Montezemolo che apre ai sindacati e ribadisce il ruolo della concertazione. E il dialogo va ripreso secondo lo spirito dell'accordo del '93 sulla politica dei redditi «che ha dato grandi frutti» e abbandonando gli estremismi. Tra le cose da fare: rivedere il sistema contrattuale, riformare gli ammortizzatori sociali, far partire la formazione continua. Quanto alla riforma dele pensioni «non ci si può arroccare su posizioni contrapposte». Prima di tutto l'innovazione - Montezemolo ne è convinto: la concorrenza si batte solo se si sa innovare. «Il primo passo lo devono fare le imprese» ma è anche vero che «la finanza deve saper accompagnare le idee dell'imprenditore». Il governo deve fare la sua parte annullando l'Irap sulla ricerca. «Un Paese che non investe sulla ricerca non investe sul futuro». No al taglio degli incentivi - Montezemolo boccia l'ipotesi del governo di tagliare gli incentivi alle imprese per finanziare la riduzione delle tasse. «È improprio che si parli della loro modifica non per rendere più efficiente l'intervento nel Sud ma per ridurre la spesa pubblica e per favorire la riduzione della pressione fiscale». Attenzione al federalismo - Montezemolo mette in guardia dai rischi del federalismo fiscale. «Il localismo ci sta uccidendo - avverte - stanno aumentando i costi per la finanza pubblica, c'è confusione di competenze, c'è una rincorsa a occupare il potere». Secondo Montezemolo «l'autonomia fiscale avrebbe dovuto ridurre le tasse alleggerendo l'amministrazione e invece viene usata per drenare più risorse per pagare apparati sempre più costosi e privilegiati». Per tutto questo il federalismo rischia di «far affondare il nostro Paese e sarà giudicato solo sulla capacità di ridurre la spesa pubblica, le tasse e di accelerare le decisioni». La svolta con le banche - Montezemolo avvia un nuovo rapporto con le banche. Parla della necessità di etica e trasparenza delle imprese per ottenere una maggiore tutela del risparmio. Il che si realizza «separando le funzioni della proprietà da quelle della gestione pur se fanno capo alla stessa persona nelle imprese familiari». Infine l'invito alle banche a sostenere la crescita delle imprese. «Va superata la cultura della separatezza tra banche e imprese. Tutti dobbiamo fare un passo in avanti».