Violante (Ds): «Via centomila avvocati»
Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera, lancia la sua provocazione: «In Italia ci sono 150mila avvocati su 57 milioni di milioni di abitanti. Praticamente c'è un avvocato ogni condominio, mi sembra un po' troppo se si confronta con gli altri Paesi europei: in Germania sono 12mila. Diciamo che da noi ne potrebbero bastare 50mila». Quella dell'esponente diessino (ex magistrato) è in realtà una risposta a un'altra provocazione, stavolta di Gaetano Pecorella (Fi), presidente della commissione Giustizia della Camera, che invece si era soffermato sull'operosità dei magistrati: «È una categoria che lavora non tutti i giorni e solo la mattina. Non mi stupisce che alle volte ci sono rinvii delle udienze di un anno». Tra i due è stato un vero e proprio duello a colpi di fioretto con qualche sciabolata. L'occasione l'ha fornita un dibattito sul film inchiesta «Mani pulite» del vicedirettore del Tg5 Andrea Pamparana, che tra l'altro potrebbe avere un'uscita festivaliera: visto il successo di un analogo film-documentario a Cannes («Farheneit 9-11» di Michael Moore), anche questa ricostruzione minuziosa su come furono condotte le inchieste dei pm di Milano (forse trascurando qualcuno, è il filo conduttore) potrebbe dunque approdare anche a una kermesse cinematografica. Nel frattempo, «Mani Pulite è una ferita aperta», dice Pamparana. Accende e divide il mondo politico ancora a dodici anni dall'arresto di Mario Chiesa, che fece scattare la valanga delle inchieste a catena. Attacca Pecorella: «Quelle indagini furono utilizzate contro una parte politica e la dimostrazione che esisteva un patto di ferro, che resiste ancora oggi, sta nel fatto che Occhetto e di Pietro hanno fatto una lista assieme e nella solidarietà dimostrata dal segretario dei Ds ai magistrati che scioperano». Contrattacca Violante: «Il punto è che la corruzione c'era veramente e purtroppo c'è tuttora». Quindi snocciola i casi di indagini sugli esponenti della sinistra, citando ad esempio l'archiviazione per Massimo D'Alema. Pecorella incassa e replica: «La corruzione c'era, ma il problema è come è stata gestita tutta la vicenda. A cominciare da Di Pietro. Il processo Cusani è stato il simbolo di come i processi sono stati utilizzati contro una parte politica precisa. Era processata una persona, ma l'evento è stato gestito mediaticamente per delegittimare una parte politica che non c'entrava nulla: tutto il "Caf" (il gruppo di potere rappresentato da Craxi-Andreotti-Forlani, ndr) è stato messo sotto accusa. Chi non ricorda Forlani con la bavetta alla bocca davanti alle tv?». Violante risponde a tono: «Ricordo che a Di Pietro, Silvio Berlusconi offrì il posto di ministro dell'Interno. Il punto - sottolinea - è se c'era o no la corruzione? A me pare di sì e finché riduciamo tutto alla polemica politica, rischiamo di sminuire la vicenda». Pecorella: «Ma allora perché non s'indagò prima del '92?». E Violante: «Ci provò il pm siciliano Carlo Palermo e venne messo sott'inchiesta per ordine di Craxi». Unico punto d'incontro è sulla prescrizione. Uno dei modi per risolvere il problema dei «processi infiniti», riflettono entrambi, potrebbe essere quello di intervenire proprio sui tempi di decorrenza dei termini del giudizio. Dice l'esponente di Forza Italia: «Il primo male della giustizia è il tempo infinito di qualunque processo. In penale, ciò è dovuto anche al fatto che più dura il processo più si avvicina la possibilità che il reato cada in prescrizione». Via libera dall'uomo della sinistra: «Possiamo presentare un disegno di legge sulla prescrizione». Pamparana ringrazia: almeno su un punto ha fatto trovare un'intesa.