Per la Rai ritorno all'utile col bilancio del 2003

I rappresentanti in assemblea di Rai Holding (99,5% del capitale) e della Siae (0,45%) hanno giudicato «positivi» i risultati. Continua intanto la diatriba sugli equilibri politici a Viale Mazzini. Ieri il consigliere Rai Giorgio Rumi, ha detto di ritenere valido il Consiglio di amministrazione anche solo con due consiglieri, e di avere deciso di dimettersi dall'incarico subito dopo le elezioni del 12-13 giugno. Aveva già preso questa determinazione subito dopo le dimissioni dell'ex presidente di garanzia Lucia Annunziata ma, ha detto Rumi, lo stesso ministro Tremonti insistette con lui perché restasse al suo posto. Non esiste «nessun problema di legittimità o di validità del Cda anche in due o in tre: il Cda - dice Rumi in una intervista a Europa - è assolutamente valido e può fare qualunque atto, anche eleggere il presidente. Fra l'altro anche se si decidesse di eleggerlo prima della metà di giugno, e dunque prima delle mie dimissioni, lo voterò anch'io. Anche se non sarò io per i motivi che ho già sottolineato più volte», conclude il consigliere. Rumi ha anche confermato di aver rifiutato di fare lui il presidente della Rai, ringraziato «chi ha pensato a me, ma sarebbe contraddittorio fare il presidente di un consiglio d'amministrazione nel quale non mi ritrovo, con una formula che non è più quella originaria. Proprio io, che da subito ho negato la validità del quattro a zero». Rumi rivela che voleva lasciare il consiglio dopo le dimissioni di Lucia Annunziata e che è stato il ministro Tremonti a convincerlo a rinviare la sua decisione: «Dopo l'appello dell'azionista andare via voleva dire scappare e quindi ho deciso di restare fino al 13 giugno». Intanto, il direttore generale della Rai, Cattaneo, ha querelato il politologo Giovanni Sartori e il quotidiano La Repubblica per un'intervista pubblicata il 24 febbraio, nella quale Sartori parlava anche del ruolo di Cattaneo nell'azienda radiotelevisiva.