Assalti dalle tribune alla sfilata del 2 giugno
Azioni di guerriglia urbana in tutta Roma nel giorno della visita del presidente americano
Un piano di guerriglia urbana per sabotare la sfilata del 2 giugno e la visita di George W.Bush del 4. Il tam tam nell'area antagonista che va dai No global ai disobbedienti fino ai Cobas non tralascia nulla. «Fermiamo la guerra» è lo slogan più gettonato ma nelle intenzioni degli organizzatori non ci saranno solo rime baciate urlate ai megafoni e striscioni inneggianti alla pace. Emuli della guerriglia di cui esaltano le gesta anti americane gli «antagonisti» si apprestano a «fermare Roma» come più volte ripetono dalle onde radio delle emittanti di area. Ed ecco che la mobilitazione «pacifista» si trasforma in un «Boycott Usa» a tutto campo. Assemblee e riunioni in questa settimana un po' dovunque serviranno per preparare il terreno e studiare le strategie. Ma è già tutto definito quello che dovrà accadere per fermare «la guerra». Così la prima azione sarà quella di «manifestare contro le truppe italiane in Iraq alla sfilata» sentenziano da Radio Onda Rossa. E per non finire come «A Genova al G8» ecco lo stratagemma: «Confondersi con la gente che andrà lungo i Fori imperiali e sulle tribune a portare i bambini a vedere la sfilata». E lì mettere in atto clamorosi gesti contro l'esercito dei «mercenari di Bush». La protesta contro i nostri militari sarà il primo atto di settatandue ore di fuoco. Del resto da settimane sui muri di Roma sono comparse scritte spray come «Bersaglieri assassini», «Esercito di m...» e via scrivendo. Da Testaccio alla Magliana passando per il Prenestino. Volantinaggi diffusi in tutta al città e poi la grande manifestazione contro l'«ospite amerikano». Ma non sarà sufficiente a «far capire a Bush che l'Italia è contro la guerra» ripetono a ogni ora del giorno ai microfoni. «Il 4 giugno il segnale deve essere chiaro!» e continuano minacciosi: «non ci faremo intimidire come a Genova». La parola d'ordine quindi è «Roma si deve fermare il 4 giugno». Non ci saranno zone rosse nè blindate che potranno fermare i fans marxisti della guerriglia irachena dimentichi che Saddam Hussein i comunisti li faceva «sparire» nelle fosse comuni. La manifestazione quindi procederà come disposto da programma ma loro «gli antagonisti» nudi e puri agiranno in tutta la città. Parteciperanno al corteo da piazza Esedra a Porta San Paolo, contro la visita del presidente americano George Bush ma faranno anche altro. A Roma nella mattinata si realizzeranno quindi, organizzate da diverse reti e organizzazioni, iniziative «diffuse per permettere alla cittadinanza di esprimere nel modo più ampio possibile l'opposizione a Bush e alla guerra». Un tentativo di coinvolgere la cittadinanza come già avvenuto in passato ma di fatto a sentire quando si dibatte sulle «radio di movimento» c'è la volonta di mettere a ferro e fuoco la città. La capitale sarò presa d'assalto in tutti i quartieri. Ma saranno le tappe del tour del presidente americano a essere nel mirino dei «guerriglieri all'amatriciana» nel nome delle Falangi di Saddam. «Mordi e fuggi» di piccoli gruppi che bloccheranno il traffico che sarà di suo già caotico. Invasioni della zona proibita e soprattutto «azioni di sabotaggio» per dimostrare che l'Italia è pacifista e anti americana. Il Comitato di «Fermiamo la guerra» poi invita alla mobilitazione generalizzata in tutte le città d'Italia con iniziative nelle scuole, nelle piazze, veglie, raccolte di firme, manifestazioni a partire dal 2 giugno. «Il 4 giugno sarà una giornata di mobilitazione nazionale straordinaria».