Coinvolgere gli altri Paesi arabi per gestire il problema iracheno
Lo spiega a Il Tempo il senatore Mario Palombo di An, membro della Commissione Difesa a Palazzo Madama che la scorsa settimana si è recato all'Onu. Senatore Palombo, ci spiega che impressioni ha avuto negli incontri di New York? «Sono andato all'Onu i primi tre giorni della scorsa settimana in qualità di membro dell'ufficio di Presidenza dell'assemblea parlamentare della Nato per una serie di incontri nel corso dei quali è emersa la volontà degli Stati Uniti, della Francia, della Gran Bretagna, il Belgio e dei paesi dell'Est europeo di sollecitare un'intervento dell'Onu per cercare di individuare le soluzioni più idonee per risolvere il problema iracheno. L'obiettivo è quello di coinvolgere altri paesi del mondo arabo e di inviare altri soldati per riportare tranquillità e serenità in questo paese. Le bande criminali che agiscono oggi in Iraq sperano di ottenere spazi in vista della formazione del nuovo governo iracheno». Ci sono dei paesi che non vogliono un impegno diretto dell'Onu? «Ho sentito delle voci che riguardano le perplessità sul ruolo svolto dalle Nazioni Unite finora. Non è semplice mettere d'accordo tutti i paesi. C'è qualcuno che ipotizza che anche con la prossima risoluzione dell'Onu la Francia potrebbe rifiutare di inviare propri soldati. Ma penso che sarebbe positivo un intervento di Parigi. Ma un disimpegno della Francia sarebbe relativo. L'importante è che intervengano i paesi dell'area musulmana. Sono un simpatizzante degli Stati Uniti, ma ritengo che questo dopoguerra è stato gestito con estrema superficialità e scarsa preveggenza». Lei ha sentito queste parole dal rappresentante diplomatico francese all'Onu? «No. Questa era una voce che ho raccolto. Ho solo constatato che molti dei miei colleghi che ho incontrato pensavano che la Francia sarebbe rimasta fuori se non gli fosse stato garantito un ruolo guida in Iraq». I soldati italiani passeranno al comando della Nato? «Questa è un'altra ipotesi di intervento. L'Onu non ha un suo esercito, una sua struttura militare e deve rivolgersi ad altri paesi per formare un comando. Ma l'Onu ha fornito anche prove deludenti. In Africa non è riuscita a fare nulla per impedire i massacri in Ruanda. In Iraq occorre un organizzazione forte e la Nato ha tutte le caratteristiche per svolgere un compito così difficile». Come giudica l'ennesima spaccatura del centrosinistra sull'Iraq? «Mi è bastato vedere Porta a porta. Sono amareggiato nel vedere Bertinotti che mercoledì tentava di arrampicarsi sugli specchi per mantenere le sue posizioni indifendibili contro Berlusconi, dopo che il capo del governo italiano aveva ricevuto il plauso dell'organizzazione delle Nazioni Unite per il lavoro svolto dall'Italia in Iraq».