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Bush e Berlusconi: tra 15 giorni un governo in Iraq

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Il premier: «Entro luglio un comitato elettorale con la presenza dell'Onu, poi il voto entro gennaio»

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Lo ha detto il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi al termine dell'incontro con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Nel colloquio nello Studio Ovale della Casa Bianca, seguito da una cena di lavoro, s'è registrata «piena sintonia» tra i due sulle tappe per uscire dalla crisi. Berlusconi ha aggiunto: «Se abbandonassimo l'Iraq prima dell'affermarsi della democrazia abbandoneremmo questo Paese al caos, a una lunghissima guerra civile, a milioni di morti, probabilmente al fondamentalismo, certamente ne faremmo un Paese esportatore di terrorismo». Il clima d'intesa è stato totalmente confermato da Bush, che ha detto di Berlusconi: «È un amico saggio, che ha ottime idee e che dà buoni consigli, che io ascolto». Bush s'è anche detto «orgoglioso» dell'amicizia di Berlusconi, durante una breve conferenza stampa cui, dietro una siepe di telecamere, hanno assistito in piedi il segretario di Stato Colin Powell e il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice. Usa e Italia condividono l'impegno per trasferire pienamente la sovranità in Iraq entro il 30 giugno dalle forze della coalizione a un nuovo governo iracheno ad interim e modi e tempi di un piano per uscire dalla crisi. «Entro fine maggio - ha spiegato Berlusconi - l'inviato dell'Onu in Iraq Lakhdar Brahimi indicherà, d'accordo con la coalizione, i nomi degli esponenti del nuovo governo». «Entro luglio - ha proseguito Berlusconi - sarà favorita la creazione di un comitato elettorale con la presenza dell'Onu per arrivare al voto entro gennaio». C'è «l'opportunità» che entro quella data si tenga «a New York una riunione tra il nuovo presidente dell'Autorità irachena, i membri del Consiglio di Sicurezza e i rappresentanti al più alto livello della coalizione»: «Ciò servirà -ha concluso Berlusconi- per dare al nuovo governo una legittimazione internazionale non solo nei confronti dei Paesi stranieri ma anche per fini interni». Berlusconi ha anche detto di avere parlato in questi giorni con il presidente russo Vladimir Putin e il premier britannico Tony Blair: «Oggi, ho rappresentato a Bush l'opportunità di una conferenza internazionale prima del voto in Iraq». La missione di Berlusconi negli Usa era cominciata l'altro ieri con l'incontro all'Onu. Molto rilevante l'apprezzamento che aveva dato Annan all'opera dei soldati italiani, anche perché toglie il principale argomento utilizzato dall'opposizione italiana contro l'azione del governo: il segretario dell'Onu aveva manifestato gratitudine «per il contributo dell'Italia agli sforzi in Iraq» e «per il sacrificio fatto mandando 3.000 uomini sul terreno per aiutare a rendere più sicuro» quel Paese. Berlusconi aveva quindi avuto modo «d'accertare la precisa volontà» delle Nazioni Unite di svolgere in Iraq un ruolo importante, di «conferire certezza e legittimità internazionale al processo di costruzione della democrazia» in quel Paese ed è rimasto «incoraggiato a continuare la nostra azione per mantenere l'ordine in Iraq, nella provincia che ci è stata assegnata». Difficile, si è commentato nell'entourage d Berlusconi, ottenere di più in quello che è un pieno successo. D. T.

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