Martino: «Ad attaccare sono gruppi minoritari»
È questa la tesi di fondo che il ministro della Difesa Antonio Martino ha esposto nel primo pomeriggio, nel corso dell'audizione davanti alle commissioni difesa di Senato e Camera, riunite congiuntamente a palazzo Madama. Ma nonostante la situazione nel «teatro» iracheno sia diventata drammatica, come dimostra anche la morte del giovane lagunare veneziano Matteo Vanzan, le regole d'ingaggio per il nostro contingente militare restano invariate perché tuttora valide, ha assicurato il ministro, precisando poi che l'autodifesa prevede, in caso di minaccia reale, anche di poter sparare per primi contro il nemico. Martino ha voluto subito sgombrare il terreno dal timore di una crescente avversità da parte della popolazione locale nei confronti dei soldati italiani. «I ripetuti e gravissimi episodi di violenza e di terrorismo sono circoscritti, non condivisi dalla massa della popolazione». Quindi, «non si può parlare di rivolte generalizzate, bensì di gruppi armati minoritari» che agiscono allo scopo di «favorire il diffondersi di una sfiducia generalizzata nei riguardi dell'azione della coalizione, per isolarne le forze». Per il ministro della Difesa, «il disegno cui mirano queste forze sovversive è quello di portare al ritiro prematuro del nostro contingente». Ma anche se «sappiamo che le condizioni generali di sicurezza rimangono ancora critiche e che il rischio per le forze del contingente è a livelli molto elevati» resta il fatto che «non è corretto prendere a pretesto questa realtà per affermare che la situazione in Iraq è peggiorata rispetto ai tempi di Saddam Hussein». In questo senso, «la presenza italiana sta a significare il pieno riconoscimento del progetto in atto, ora fortemente sostenuto dall'Onu e dalla stessa Ue». Martino ha voluto subito sgombrare il terreno dal timore di una crescente avversità da parte della popolazione locale nei confronti dei soldati italiani. «I ripetuti e gravissimi episodi di violenza e di terrorismo sono circoscritti, non condivisi dalla massa della popolazione». Quindi, «non si può parlare di rivolte generalizzate, bensì di gruppi armati minoritari» che agiscono allo scopo di «favorire il diffondersi di una sfiducia generalizzata nei riguardi dell'azione della coalizione, per isolarne le forze». I gruppi dell'opposizione, tranne Alleanza popolare-Udeur, hanno deciso per protesta di non partecipare all'audizione del ministro della Difesa Antonio Martino di fronte alle commissioni riunite Difesa di Senato e Camera sulla situazione in Iraq, vista l'impossibilità di svolgere un dibattito dopo le comunicazioni dell'esponente dell'esecutivo, che si è dovuto recare a Ciampino ad accogliere la salma del caporale Matteo Vanzan. «Gli uffici della presidenza del Senato ci avevano garantito che si sarebbe svolto un dibattito - ha puntualizzato il capogruppo dei Ds Gavino Angius - È una vicenda piuttosto penosa, alla quale non riusciamo ad abituarci nonostante i ripetuti casi, il Senato sta diventando una camera morta, questa è la verità». «È un fatto di una gravità inaudita -ha protestato il presidente dei senatori della Margherita Willer Bordon- non mi meraviglio di Contestabile che evidentemente non ha idea di come si presieda una commissione, mi meraviglio del ministro che si presta ad una situazione di questo tipo». Il senatore a vita Giulio Andreotti ha detto infine: «Mi auguro che il presidente del Consiglio faccia le dovute proteste perchè i motivi dichiarati per la guerra in Iraq, le armi di distruzione di massa si sono rivelati inesistenti».