«Siamo lì per la pace, non cambiamo le regole d'ingaggio»
E le regole di ingaggio dei militari italiani per il momento vanno bene così, perché già prevedono il «diritto» e il «dovere» di difendersi con un «uso proporzionato» della forza. Così il ministro della difesa Antonio Martino ieri a Bruxelles per la riunione dei ministri della difesa Ue. Da poche ore si è avuta la notizia della morte, a Nassiriya, di Matteo Vanzan e il viso del ministro è teso, così come quello del ministro degli esteri Franco Frattini anch'egli a Bruxelles per la riunione dei capi delle diplomazie dei 25. Martino e Frattini esprimono il loro dolore e il cordoglio per la famiglia di Vanzan e confermano le posizioni già espresse dal governo nei giorni scorsi e nelle ultime ore. «La nostra è una missione di pace, negli intenti e nel modus operandi», dice Martino. E aggiunge: «A non voler la pace sono coloro i quali sparano con mortai pesanti addosso ai nostri militari. I nostri militari si dovranno difendere». E Frattini parla di «una coraggiosa difesa» contro gli attacchi di miliziani che hanno «occupato l'ospedale e che si fanno scudo con civili innocenti, malati, donne e bambini». L'attacco ai militari italiani a Nassiriya conferma, dice il titolare della Farnesina, che le milizie irachene colpiscono per «destabilizzare il Paese», per «soggiogare la popolazione con la violenza e la guerra civile» e per impedire all'Onu e all'inviato delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi di formare un governo iracheno. Martino poi dice: «Non prevedo che le regole d'ingaggio, al momento, debbano essere riviste. Sono perfettamente adeguate alle circostanze. Al mutare delle circostanze, le disposizioni all'interno di quelle regole d'ingaggio possono essere modificate». Spiega Martino, che c'è stato un «incremento dell'aggressività» dei gruppi dei miliziani che adesso usano lanciarazzi a spalla e mortai pesanti contro militari italiani, i quali, in base alle regole d'ingaggio, hanno «il dovere e il diritto di difendersi con un uso proporzionato della forza». Quindi ribadisce: «La guerra può essere fatta per diversi motivi: per esempio per annettere, colonizzare, occupare, portare via» e, aggiunge, «noi non siamo lì per queste ragioni, non porteremo via niente, e lasceremo un Iraq stabile e democratico». È una «missione di pace», «noi non spariamo addosso alla gente».