«Il nostro popolo e la nostra preghiera sono vicini ai soldati» I Vescovi: va costruita una soluzione per la ripresa e l'indipendenza dell'Iraq
Lo ha detto il card. Ruini aprendo l'assemblea generale della Cei, aggiungendo che «anche da parte italiana» si deve aiutare il «successo» dell'inviato dell'Onu Lakhdar Brahimi. Il presidente dei vescovi ha sottolineato che «in questi ultimi mesi la situazione è gravemente peggiorata nei punti più caldi dello scacchiere internazionale, con conseguenze pesanti - ha detto - anche per il nostro Paese, come la cattura di quattro ostaggi in Iraq, uno dei quali barbaramente trucidato, l'uccisione, proprio questa notte, di uno dei nostri militari a Nassiriya, che si aggiunge ai 19 già caduti, e il ferimento di numerosi altri». «Sottoposti a duri e persistenti attacchi essi - ha osservato Ruini - stanno reagendo con grande responsabilità e senso della misura: a loro è vicino il nostro popolo ed è vicina la nostra preghiera». Quelle che ha definito «forme di rivolta organizzata» che divampano in Iraq «dalla prima settimana di aprile con nuova intensità ed estensione» rappresentano per il presidente della Cei «una battuta d'arresto nel cammino verso la pacificazione e la restituzione della sovranità agli iracheni, la cui portata e le cui conseguenze sono difficili da valutare». Le torture ai prigionieri hanno «scosso drammaticamente le coscienze e reso più profondo il fossato degli odi e delle incomprensioni» mentre «raccapricciante è stata la pretesa "ritorsione" della decapitazione davanti alla televisione di un civile americano tenuto prigioniero».