Berlusconi, incontri decisivi all'Onu e con Bush Ciampi: bisogna puntare sulla legittimità internazionale. La Lega inquieta sul dopo 30 giugno
Oggi Berlusconi a New York vede il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, domani sarà alla Casa Bianca per incontrare Bush, e giovedì pomeriggio riferirà in aula al Senato sulla situazione. Il presidente Ciampi ieri ha avuto un colloquio telefonico col premier in vista di questa sua missione oltreoceano. Intanto la morte del giovane lagunare a Nassiriya ha dato nuovi spunti all'opposizione per criticare il governo, mentre nella maggioranza la Lega come ha già fatto su altri temi politici, si sta diffrenziando dagli alleati sulla eventuale permanenza di nostre truppe sul teatro iracheno anche dopo il 30 giugno. Il viaggio di Berlusconi negli Usa è nodale sia per il momento difficile in cui si svolge, sia perché tocca nodi essenziali. Infatti la del governo resta ferma con l'impegno militare italiano che prosegue per consentire all'Iraq di potersi autogovernare nella sicurezza e nell'ordine democratico, ma serve una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu consentirebbe di smontare molte delle polemiche e di garantire un effettivo passaggio di poteri agli iracheni; inoltre, potrebbe permettere l'entrata in scena anche di altri Paesi magari con la collaborazione della Nato. In pratica, in ballo c'è la bozza della nuova risoluzione Onu che aprirebbe la strada a quella «strategia d'uscita» di cui si parla da qualche giorno sia a Washington sia a Roma. Non a caso Ciampi ieri ha ribadito che, a sei settimane dal 30 giugno, occorre puntare sulla legittimità internazionale, attraverso i principi e gli strumenti delle Nazioni Unite. Cuore di questa nuova strategia non è tanto il disimpegno dall'Iraq, quanto la necessità di accelerare il passaggio di consegne dal governo provvisorio della coalizione a quello iracheno in vista di elezioni democratiche. In questo quadro, centrale è il piano del consigliere Brahimi su cui sono concentrate le speranze collettive. Ecco perchè il mondo politico attende quasi con il fiato sospeso l'esito di questi incontri: l'obiettivo è quello di una accelerazione che porti a una svolta diplomatica, magari bruciando le tappe per una nuova risoluzione Onu che estenda l'impegno internazionale. Il ministro Frattini aveva fatto sapere che la bozza è a buon punto e che sarà al centro dei colloqui Berlusconi-Bush in vista di un auspicabile varo in occasione del G8 di giugno. Non è dunque affatto escluso che il 19 maggio possa segnare lo spartiacque della svolta strategico-diplomatica sulla crisi irachena e consentire al premier di rientrare in Italia con un «impegno» concreto. Sul fronte interno, la sinistra è partita all'attacco, dopo che Berlusconi ha espresso tutto il suo dolore par la morte del caporale Vanzan, e quindi ha confermato che la missione umanitaria va avanti e che l'impegno prosegue senza incertezze. Il capogruppo Ds, Luciano Violante ha invitato il premier «inadeguato» a fare le valigie dato che ha partecipato alla festa del Milan, Forza Italia che ha fatto quadrato in difesa di Berlusconi dando del «teppista» a Violante e a chi si è unito a lui nell'aggressione al premier. Quanto alla Cdl, è da registrare che la Lega ha espressamente detto che la chiave di volta è rappresentata dal 30 giugno ed è apparsa problematica sulla possibilità di un prolungamento della missione. An e Udc hanno frenato il Carroccio («il 30 giungo non è una data elettorale», ha ribattuto La Russa rivolto alla Lega). Però anche il ministro Buttiglione, ha invitato tutti a «riflettere a fondo» sulla nostra presenza, perché «senza una motivazione forte non è possibile chiedere sacrifici così grandi. Quindi nella Cdl si preme affinché Berlusconi insista con Bush perché ci sia rapidamente un passaggio ad un governo legittimato dalle Nazioni Unite e poi dal voto popolare degli iracheni. D. T.