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Sinistra, nuova lite fra Prc e Pdci

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Ora che Prodi ha spostato anche lui a sinistra l'asse del nuovo Ulivo, sposando sulla questione irachena la posizione del ritiro subito o quasi, che invece il listone fino a quel momento fra molte nebulosità aveva posto come opzione ultima, l'affollamento verso il «tutti casa» sta diventando ressa. In quello spazio politico ci sono già da tempo Bertinotti, poi ci sono i Verdi, l'ala sinistra dei Ds, il Pdci, la lista Di Pietro-Occhetto: tutti vicini alle tesi dei pacifisti vari sperando, forse, di ottenerne voti. Ora c'è anche il nuovo Ulivo prodiano. La cosa fomenta la litigiosità reciproca dei partecipanti alla corsa. Bertinotti marca le distanze e dichiara che la sinistra in Italia «vive una transizione non ancora conclusa», che c'è bisogno, come in Europa, «oltre alla sinistra riformista, di una sinistra di opposizione», e che «i movimenti» devono essere «punto di riferimento principale» per la ricomposizione della sinistra. Drizza subito le orecchie Cossutta, presidente del Pdci, il quale critica sì anche lui il «triciclo», che anzi accusa di avere «scippato» il simbolo «che è di tutti e non solo della Margherita e dei Ds», e polemizza con il leader del Prc sulla strategia, quasi rinnovando la diatriba che fu al centro della scissione del Pdci dal Prc: «Il centrosinistra, se lo metta bene in testa Bertinotti - dice Cossutta - è l'unica condizione per poter battere la destra e governare il Paese». Da tutta questa rincorsa a sinistra si tiene lontano Mastella con la sua Ap-Udeur (da poco costituita insieme a Martinazzoli), che alle amministrative si presenta per le Province con 45 liste più 4 con altri partiti, per i Comuni capoluogo con 18 liste più 6 con altri partiti; inoltre, nei Comuni con più di 15000 abitanti ha depositato 85 liste proprie. «Uno sforzo politico e organizzativo - ha detto Mastella - che ci accredita sempre più come partito nazionale». D. T.

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