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Famiglia, l'Italia spende metà della media Ue

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In calo il tasso di povertà. Ma il rischio resta alto per chi è senza lavoro e ha figli a carico

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Il nostro Paese, infatti, spende per la famiglia meno della metà della media europea. Sul totale della spesa sociale l'Italia destina a questa voce il 3,8% contro l'8,2% della Ue. Ma le famiglie italiane sono sempre meno povere. Nell'ultimo anno, nonostante la fase di rallentamento congiunturale, l'incidenza di quelle che vivono sotto la soglia di povertà è passata, infatti, dal 12 all'11%, toccando il minimo storico. Nella classifica europea (non aggiornata ai Paesi del recente allargamento), presentata dall'Eurostat in occasione della Giornata internazionale dedicata alla famiglia e che va letta alla luce dei diversi sistemi di welfare, l'Italia si colloca al penultimo posto. Peggio di noi c'è solo la Spagna che, con il 2,7% rispetto al totale delle prestazioni sociali, è il Paese che destina meno risorse a questa voce. Inferiori alla media europea (8,2%) sono anche le quote investite da Olanda (4,6%), Portogallo (5,5%), Regno Unito (7,1%) e Grecia (7,4%). Più generosi verso la famiglia, invece, sono Belgio (9,1%), Francia (9,6%), Austria e Germania (entrambe 10,6%), Svezia (10,8%), Finlandia (12,5%), Irlanda (13%) e Danimarca (13,1%). Il più virtuoso tra i Paesi membri è il Lussemburgo, con il 16,6% del totale della spesa sociale dedicato alla famiglia. Complessivamente, in Italia la spesa per la protezione sociale è stata, nel 2002, pari al 26,2% del Pil, mezzo punto in più rispetto all'anno precedente. Una percentuale inferiore alla media Ue, che nel 2000 era del 27%. A pesare, nel nostro Paese, sono soprattutto le pensioni di vecchiaia e superstiti, che coprono quasi i due terzi della spesa sociale (62% nel 2002). È un vero e proprio record nella Ue, dove in media non si raggiunge per questa voce la metà della spesa (46,4% nel 2000). Nel nostro Paese, inoltre, il 26% va alla malattia e il 6% all'invalidità (sostanzialmente in linea con la media Ue, rispettivamente 27,3% e 8,1%), mentre il 2% è destinato alla disoccupazione (poco più di un quarto rispetto alla quota europea del 6,3%) e solo lo 0,2% all'abitazione e ad altre prestazioni contro l'esclusione sociale (3,7% nella Ue). Buone notizie, invece per quanto riguarda la povertà, che nel nostro Paese risulta in calo. La percentuale di famiglie povere è scesa dal 12 all'11%. E a rischio sono soprattutto quelle più numerose, con un reddito medio quasi dimezzato rispetto a quello di una coppia senza figli. Ma il rischio povertà è alto anche nelle famiglie senza lavoro, ben otto volte superiore rispetto alle famiglie «a piena occupazione» (38% contro 5%) e l'incidenza arriva al 65% quando ci sono figli a carico. Inoltre, il 5% delle famiglie italiane ancora non ha l'acqua calda o il frigorifero o la lavatrice e all'1% mancano tutti questi beni essenziali legati alla casa. Più di un sesto ha problemi nell'erogazione dell'acqua e più di un quarto non è ancora allacciato alla rete di distribuzione del gas. Ma quasi tutte le famiglie possono permettersi un'auto, un televisore e un telefono. Intanto, in occasione della Giornata internazionale della famiglia, il Forum delle associazioni familiari ha presentato un Manifesto per le Europee per dire no alla violenza in tv, ad immagini che mostrano una famiglia sempre in crisi, donne e uomini incapaci di amare. L'attenzione ai messaggi culturali provenienti dai mass media rappresenta l'impegno futuro per i candidati della prossima tornata elettorale che vorranno sottoscriverlo con un atto formale. Il documento, che sollecita il concreto investimento nel «bene famiglia», è stato illustrato in un convegno, promosso dal Forum insieme alla Diocesi di Roma, che si è concluso con l'intervento del cardinale Camillo Ruini.

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