Lo sciopero di venerdì 21 «raddoppia»

Concepito inizialmente come mobilitazione del pubblico impiego per chiedere il rinnovo dei contratti, lo sciopero si appresta a diventare anche una protesta contro la riforma delle pensioni. A lanciare la proposta è stato ieri il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. «Credo che si utilizzerà il giorno della mobilitazione del pubblico impiego - ha detto - per rafforzare la presenza a Piazza San Giovanni, così da allargare la protesta alla delega previdenziale. Anche perché parte della delega è peggiorata per quanto riguarda proprio il capitolo dei pubblici dipendenti. Poi decideremo, unendo le riflessioni a Cisl e Uil, come proseguire la lotta». Sembra muoversi sulla stessa linea il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, per il quale «questa riforma previdenziale serve solo a introdurre elementi di iniquità e a far vedere all'Europa che si fanno le riforme. Faremo di tutto per contrastarla, nelle prossime ore decideremo se fare una mobilitazione». Il segretario della Cisl ha ricordato che «il sindacato aveva dichiarato la disponibilità a fare una verifica approfondita nel 2005, così come prevista dalla legge Dini». Lo sciopero per l'intera giornata di venerdì è stato originariamente concepito da Cgil, Cisl e Uil, Cisal e Rdb-Cub per chiedere i rinnovi contrattuali 2004-2005 di tutti i comparti e le aree della Pubblica amministrazione, previdenza complementare, privatizzazione dei pubblici servizi, sistema contrattuale, interventi legislativi di competenza. Allo sciopero aderirà la Conferderazione Cobas, nonostante non abbia condiviso le scelte di Cgil-Cisl e Uil degli ultimi anni. Sul fronte della riforma previdenziale, ieri il vice ministro dell'Economia e delle Finanze, Mario Baldassarri, ha affermato che le pensioni «sono sul binario d'arrivo», precisando che vi è ormai un consenso sulla creazione di fondi di pensione, mentre esistono ancora contrasti con i sindacati sull'allungamento dell'età pensionistica. Da parte sua, il presidente uscente di Confindustria, Antonio D'Amato, ha detto che la riforma delle pensioni «è indispensabile, necessaria da un punto di vista dell'economia e giusta da un punto di vista sociale. Va fatta e ci sarebbe piaciuta più nella versione iniziale rispetto a quella che oggi esce indebolita». La pensa così anche il presidente della Confesercenti, Marco Venturi, per il quale «la riforma delle pensioni è inevitabile: i conti dell'Inps la impongono. Ma occorre che siano realizzate alcune condizioni». Per il leader della Confartigianato, Luciano Petracchi, nel testo di riforma delle pensioni ci sono novità positive, ma anche cose da migliorare. In particolare, l'aumento dei contributi sarebbe stato «una misura insostenibile per la categoria».