Mazzella preme per il rinnovo dei contratti ma Maroni chiede sacrifici. I sindacati: sciopero
Sul tema c'è stato ieri uno scambio di opinioni fra il ministro del Welfare, Roberto Maroni, il ministro per la Funzione pubblica, Luigi Mazzella, e i sindacati. Il primo ad affrontare la questione è stato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, che ha ribadito la necessità che i rinnovi dei contratti pubblici siano contenuti perché non si abbia un aumento «indiscriminato» della spesa pubblica. Il ministro ha così replicato al collega delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, per il quale sarebbe un suicidio saltare una tornata contrattuale. Ed ecco Mazzella passare al contrattacco: sì al contenimento della spesa pubblica, no a saltare la tornata contrattuale nel pubblico impiego è stato il senso della replica. «Sono d'accordo con Maroni se contenere i rinnovi contrattuali, per evitare un aumento indiscriminato della spesa pubblica, significa non accettare supinamente le richieste del sindacato» ha sottolineato il ministro per la Funzione pubblica, che ha sottolineato la necessità di valutare le richieste del sindacato «per arrivare a una soluzione giusta». Ma a dichiarare guerra è stato il segretario della Cisl. «Il ministro Maroni dovrebbe sapere che i contratti quando scadono si rinnovano» ha detto Savino Pezzotta, che ha minacciato: «Se non vogliono che ci sia lo sciopero il 21, convochino i sindacati e aprano le trattative per rinnovare il contratto del pubblico impiego». Un'altra questione resta ancora in sospeso. Anche ieri in Senato non si è parlato di pensioni. L'esame del provvedimento riprenderà domani pomeriggio, mentre potrebbe trasformarsi in realtà l'ipotesi di una possibile fiducia. Ma per il ministro del Welfare se il Senato non voterà la delega sulla riforma previdenziale entro domani, sarà molto probabile che il voto slitti a dopo le elezioni europee. Intanto, Maroni ha annunciato ieri che entro l'anno il suo dicastero intende costituire il Centro italiano responsabilità sociale, che costituirà «un supporto pubblico costante, ma fuori dal sistema regolatorio». «Spesso - ha detto il ministro - le aziende intendono la responsabilità sociale come beneficenza e poi magari utilizzano lavoratori in nero o scaricano. La responsabilità sociale invece deve essere vissuta come un vantaggio competitivo. E compito del governo è diffondere la cultura del vantaggio competitivo derivante dalla responsabilità sociale dell'impresa».