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di GIANNI DI CAPUA LA BOMBA politica è esplosa alle 19 in punto con uno scoop del Tg3: ...

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E' scoppiato il finimondo, con l'opposizione che in aula alla Camera ha accusato il governo di aver mentito, chiedendo le dimissioni dei ministri competenti. Così Antonio Martino si è trovato al centro della bufera. Atteso proprio oggi alla Camera per il Question Time sull'Iraq, il ministro si è recato a consulto da Berlusconi a Palazzo Grazioli mentre scoppiava la bagarre in aula a Montecitorio. Con il governo posto sul banco degli imputati da un'opposizione che lo accusa di aver mentito sostenendo di non aver mai saputo cosa accadeva nelle carceri irachene. A far da cornice a tutto, la condanna di Ciampi: «Le torture sono intollerabili per la democrazia». «Massimiliano sapeva delle torture, le vide con i suoi occhi», dice Pina Bruno, moglie di Massimiliano, il maresciallo e biologo del Ris dei Carabinieri morto nella strage di Nassirya del 12 novembre scorso, racconta di aver saputo dal marito che anche i militari italiani avevano assistito alle torture e le avevano denunciate. Alla domanda se questi fatti fossero stati raccontati ai superiori, la signora Bruno risponde: «Sì, le denunce sono state fatte... Loro hanno fatto finta di non sapere niente. È come se dicessero ad una madre che un figlio ha rubato...». «Massimiliano - racconta la vedova nell'intervista - era rimasto molto colpito di quello che stava succedendo in Iraq e mi aveva detto: "Siamo nel 2000 neanche quando c'era la prima Guerra Mondiale c'erano queste torture». Di fronte alla raffica di accuse partite dal fronte del centrosinistra la maggioranza ha stentato a reagire. Ha cercato quindi di assorbire il colpo, ed è poi partita al contrattacco: «Nessuna difficoltà per il governo», ha minimizzato Ignazio La Russa, il primo a reagire, che ha addossato alla sinistra la volontà di «enfatizzare una dichiarazione per gettare discredito sulle forze armate, sui carabinieri, perché - ha osservato il coordinatore di An - significherebbe che sapevano e non hanno riferito al governo». Sulla stessa linea Forza Italia, scesa in campo con Angelino Alfano (uno dei più stretti collaboratori del premier) che ha fatto un ragionamento praticamente identico: «Questa sinistra senza pudore e senza vergogna ha abbassato ancora una volta la maschera ipocrita e pur di attaccare il presidente Berlusconi getta discredito sull'Arma dei carabinieri». Poi, via via, è intervenuto tutto il «fronte» azzurro per rintuzzare accuse e insinuazioni: vergogna - è stato il filo conduttore - si vuole solo fare una bieca speculazione contro Berlusconi e il governo, è solo speculazione politica. Per la Lega, l'intervista del Tg3 «puzza di bruciato», come ha detto Roberto Calderoli, che ha avanzato sospetti sulla spontaneità della rivelazione della vedova. Nel bel mezzo di una bagarre collettiva è giunta una nota del ministero della Difesa in cui si ribadiva che il dicastero era totalmente all'oscuro delle torture (una smentita è giunta anche dal comando italiano in Iraq e dal comando generale dei Carabinieri). Convinto che il governo fosse ignaro dello scandalo anche Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera. L'opposizione attacca a testa bassa: «Si tratta di capire fino a che livello in Italia si era a conoscenza di questa situazione. E il Governo lo dovrà dire in Parlamento», dice il segretario dei Ds, Piero Fassino. E Rizzo (Pdci) aggiunge: «L'annuncio dato dal Tg3 lascia sgomenti. Se corrisponde a realtà significa che i comandi militari italiani erano ben al corrente delle torture». Nella maggioranza c'è poi chi ha tentato di riportare nei binari una vicenda politicamente deragliata: Fabrizio Cicchitto ha voluto sottolineare come la «smentita» del ministero della Difesa abbia «smontato il gioco al massacro» che «invece di avere ricadute elettorali, rischia solo di provocare fratture profonde che finiscono con il favorire l'azione dei terroristi». E la Bertolini (Fi): «È un'ignobile strumentalizzazione». In

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