«Vogliamo punizioni esemplari, ma restiamo» Berlusconi: «Il caso è un ostacolo alla pacificazione, noi eravamo all'oscuro di tutto»
Ma «il nostro impegno per l'Iraq è confermato»- È questo, in sintesi, il messaggio che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha affidato ai mass media nel pomeriggio di ieri. Proprio mentre nelle stesse ora George Bush confermava la visita il 4 giugno a Roma (vedrà Ciampi e Berlusconi, sarà ricevuto dal Papa e quindi si dirigerà in Normadia per celebrare il sessantesimo anniversario dello sbarco). «Sono addolorato per quanto continua ad emergere in questi ultimi giorni sull'Iraq - afferma il premier -, addolorato per le umiliazioni e le sofferenze inflitte da alcuni soldati americani ad alcuni prigionieri iracheni. Siamo di fronte ad atti che offendono la dignità delle vittime e rappresentano un ostacolo alla pacificazione di quel Paese. Quanto è avvenuto nella prigione di Abu Ghraib non può e non deve oscurare la missione di pace e di libertà per la quale i nostri soldati sono in Iraq. L'obiettivo nostro e della Coalizione è chiaro e indiscutibile: portare la democrazia e la libertà a quelle popolazioni oppresse da una delle più lunghe e più sanguinose dittature della storia». Nella seconda parte il capo del governo italiano avverte: «Ma le democrazie sanno reagire e valutare criticamente, senza riserve, episodi che contrastano con le ragioni stesse dell'intervento della Coalizione. Per questo, noi chiediamo che l'inchiesta sulle responsabilità sia severa e approfondita ad ogni livello e che le punizioni siano esemplari. Lo chiediamo anche in virtù del coerente e riconfermato impegno che in Iraq stanno assolvendo, nell'ambito di una missione di pace, i nostri soldati». «Questa dolorosa occasione conferma la forza delle democrazie - aggiunge Berlusconi -. La loro capacità e le loro volontà di denunciare le negatività che esistono anche al loro interno. La stampa americana, quella britannica, quella dei Paesi occidentali hanno reagito come sa fare soltanto la stampa libera al servizio dell'opinione pubblica e della verità. E le democrazie dimostrano di avere la forza di correggere le colpe dei singoli e certe negatività del sistema». Quindi si entra nel merito della politica nazionale. «Il nostro Governo - spiega ancora il Cavaliere - è rimasto sorpreso e, lo ripeto, addolorato da episodi di cui era completamente all'oscuro. I nostri militari continueranno ad agire per portare condizioni di vita più umane agli iracheni, nel rispetto della dignità, del diritto internazionale e di quello italiano, e in coerenza con il carattere delle nostre missioni di pace, nelle quali è sempre stata riconosciuta l'umanità e la correttezza di comportamento dei nostri soldati». Forza Italia dietro di lui insiste per chiedere che i nostri soldati restino in Iraq. La vicepresidente dei deputati azzurri, Isabella Bertolini afferma: la sinistra fa «solo propaganda» sugli «inacettabili» ma «circoscritti» episodi di tortura, la missione italiana «deve proseguire». «Anche oggi la sinistra - sottolinea la Bertolini - non perde l'occasione per gonfiare un'altra polemica solo per attaccare il Governo Berlusconi. Gli inaccettabili episodi balzati alla cronaca sono stati censurati dall'esecutivo. Si tratta di casi isolati, assolutamente circoscritti». D'accordo anche il vicecoordinatore di An Italo Bocchino: «Non capisco cosa c'entra la giusta condanna delle torture subite dai prigionieri iraqueni con la richiesta di ritiro del contingente italiano a Nassiriya». «Semmai vale l'equazione inversa - prosegue - I nostri soldati in Iraq si sono distinti, insieme alla Croce rossa, per la propria cultura umanitaria e per l'assistenza prestata alle popolazioni in difficoltà. Sono un esempio da seguire e anche per questo è giusto che rimangano». Il leader dell'Udc Marco Follini dice che «le torture sono orribili, sono un pugno nello stomaco per la nostra civiltà. Il Governo italiano deve esprimere all'America tutto il nostro sdegno». Il coordinatore della Lega, Roberto Calderoli, chiede di «evitare led strumentalizzazioni».