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Il federalismo dovrà essere a «costo zero»

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Il concetto è stato espresso ieri, a margine del convegno inaugurale del Forum della Pubblica amministrazione, dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia che ha commentato lo studio sul federalismo pubblicato da Il Sole 24 Ore. «Non è vero - ha detto La Loggia - che il federalismo aumenterà globalmente le spese: vi sarà un trasferimento di funzioni, risorse e competenze dallo Stato alle Regioni ma la somma algebrica deve essere uguale a zero. Questo calcolo quindi serve solo a dire di che dimensioni stiamo parlando». Secondo il ministro «la riforma deve servire a fornire servizi più efficaci e rapidi a minor costo: sarebbe ben strano se il risultato fosse l'opposto. È evidente - ha concluso - che questo non può accadere». Il capitolo delle grandezza finanziaria delle riforme compiutamente federaliste si presta a diverse letture. A metà febbraio l'Isae, nel suo secondo rapporto annuale, ha osservato che il federalismo, nel 2002, sulla base della riforma del Titolo V della Costituzione, avrebbe comportato una spesa decentrata, gestita dagli enti territoriali e dalle Regioni, vicina ai 61 miliardi: 2 miliardi in meno rispetto al 2001, 4 in più rispetto al 2000. Alla stessa pubblica amministrazione sarebbe servito un aumento lordo delle risorse autonome (tributi locali o compartecipazioni al gettito di tributi erariali) stimato in 153 miliardi per il 2002, cioè 4 in meno rispetto al 2001, ma 19 in più rispetto al 2000.

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