Cattaneo: restate per il bene della Rai
Ma il futuro del Consiglio di amministrazione della Rai è comunque il piatto forte del CdA di domani che verrà preceduto da una serie di consultazioni fra i consiglieri. L'unica certezza per ora è che Alberoni, Petroni, Rumi e Veneziani decideranno una posizione unanime e concorde da tenere dopo la registrazione delle dimissioni dell'Annunziata. Ed è probabile che commenteranno l'addio dell'Annunziata sempre con un documento comune. Prima di decidere se dimettersi (ora o dopo le elezioni) dovranno valutare molte cose, comprese le conseguenze sulla gestione aziendale e la difesa «della dignità personale». Insomma, le ipotesi sono molte sul tappeto, ma tutte devono fare i conti con la realtà dei criteri e dei tempi della legge. Se, infatti, i consiglieri decidessero di dimettersi, anche dopo le consultazioni elettorali, dovrebbero rimanere in carica fino alla nomina del nuovo vertice che verrà fatta secondo le nuove regole della Gasparri. Il direttore generale Flavio Cattaneo, che già si deve difendere tuttii giorni dagli attacchi interni di una parte del partito Rai che lo vorrebbe far fuori subito e dalle bordate esterne dell'opposizione sulla sua gestione aziendale (ieri ha fatto diramare una nuova nota in cui smentisce cifre alla mano la crisi finanziaria e degli ascolti), domani dovrà cercare di convincere i consiglieri a rimanere al loro posto. Cattaneo punta infatti a mantenere una gestione equilibrata e stabile almeno fino al dopo elezioni «per una questione di responsabilità» e perché sarebbe un grave errore far precipitare la Rai nel caos, proprio in questo momento delicato. Forte degli ultimi risultati gestionali apprezzati anche dalla presidente uscente, Cattaneo vorrebbe quindi mantenere la squadra attuale almeno fino ai risultati della consultazione, poi, si vedrà. Anche se l'appuntamento della privatizzazione della Rai imporrebbe un governo stabile dell'azienda almeno fino a quella data. Se domani si scioglierà il nodo del CdA, ieri la polemica politica si è incentrata sulla risposta alle critiche di Fassino arginate dal ministro Gasparri e da altri esponenti della maggioranza. «Come si fa a non essere d'accordo sull'esigenza di nomi al di sopra delle parti. Il problema è il pulpito da cui viene la predica», replica Gasparri, mentre Calderoli della Lega aggiunge: «Fassino non riesce ad accettare che a comandare non siano lui o i suoi amici sinistrorsi anche quando perde le elezioni e pretenderebbe di sostituire il Cda Rai per il semplice fatto che non gli piace». Altro spunto di polemica il caso De Gasperi, con la «cancellazione» fiction firmata dalla regista Liliana Cavani. Veneziani ieri ha fatto chiarezza, sottolineando che il CdA della Rai ha già approvato la fiction su de Gasperi e in quella delibera «c'era il nome di Liliana Cavani come regista». Questo dopo che la stessa regista ha parlato di «censura preventiva» da parte del direttore di Rai Fiction Agostino Saccà.