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Il governo non sapeva delle torture

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Non è vero». Così il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, ieri, commenta le notizie secondo cui al governo italiano sarebbe stato recapitato un dossier sulle torture ai prigionieri iracheni. «Lo escludo nel modo più assoluto, per quel che riguarda la presidenza del Consiglio. Ma credo di poter dire anche per quanto riguarda il ministero degli Esteri e il ministero della Difesa. E quindi, qualsivoglia autorità istituzione e governativa», ha detto ancora Fini congedandosi dalla Fiera del libro di Torino. «Per quello che ne so - ha aggiunto il vicepremier - il governo italiano non sapeva assolutamente nulla non solo delle torture ma nemmeno del rapporto. La sorpresa dunque è stata nel leggere che ci sarebbe stato questo rapporto inviato al governo statunitense e ai governi degli altri Paesi della coalizione. Dunque, doppia sorpresa». Netto sull'argomento anche il ministro della Difesa Martino e degli Esteri Frattini: «Abbiamo fatto dei comunicati che dicono con assoluta chiarezza quello che sapevamo e le notizie che erano in nostro possesso - ha detto Frattini — Ho anche detto che occorre da parte delle autorità americane un'indagine che non si fermi davanti a nessuno ostacolo. Quelle torture sono una vergogna per una coalizione a cui noi partecipiamo e che intende aiutare la rinascita di un Iraq libero». Nell'opposizione, però c'è chi non crede o dice di non credere agli esponenti del governo. Secondo il Pdci «le dichiarazioni della Farnesina in merito alla totale ignoranza del ministro degli Esteri sulle torture e sugli abusi sui detenuti iracheni custoditi dagli americani e dagli inglesi» e «non corrispondono alla realtà». Ermete Realacci della Margherita dice che «la Croce rossa internazionale sostiene che sulle torture in Iraq e in Afghanistan "i membri della coalizione" fossero stati informati per tempo. Fini e Frattini ci dicono che per l'Italia così non è stato. Vorremmo davvero sapere come sono andate le cose». Anche Di Pietro si esprime in merito: se il governo sapeva delle torture «è complice», altrimenti, afferma, «è incapace».

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