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Addizionali: Veneto, Marche e Puglia fanno sconti

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È quanto emerge da uno studio degli artigiani della Cgia di Mestre che hanno realizzato un'analisi dell'imposta regionale sulle persone fisiche dal 2002, anno in cui è stata ampliata la facoltà delle Regioni di maggiorare l'addizionale regionale (in vigore dal '98) anche oltre l'aliquota dl 1,4%, purchè ciò avvenisse con una Legge regionale. Così mentre il Veneto ha ampliato il numero dei contribuenti tassati allo 0,9% e ha introdotto quindi nuove condizioni per «godere» dell'aliquota minima, le Marche hanno abbassato l'aliquota dello scaglione intermedio (da 15.493,71 a 30.987,41 euro) portandola dall'1,9% all' 1,4%; la Regione Piemonte, ha invece creato una sorta di «fiscal drag» regionale, elevando la soglia al di sotto della quale la tassazione avviene con aliquota dello 0,9%; In Puglia, infine l'aliquota è stata abbassata all'1,1%. Nel 2003 era all'1,2%. Alcuni esempi? Ebbene se un contribuente veneto con un reddito di 10 mila euro nel 2002 doveva pagare 120 euro di Irpef, nel 2003 è passato a 90 e la situazione rimane invariata anche per il 2004. Mentre un pugliese, stesso reddito, è sceso nello stesso periodo da 140 a 110. E così il 2002 è stato il primo anno in cui sei Regioni (Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto) hanno incrementato l'addizionale. «La Finanziaria 2003 (art 3 L 289/2002), in funzione dell' attuazione del Titolo V della Costituzione e in attesa della Legge quadro sul Federalismo, - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - ha, però, sospeso la validità delle delibere stipulate successivamente al 29/09/2002 che prevedano aumenti delle addizionali Irpef». Nel 2003, quindi, la situazione è stata praticamente identica a quella del 2002, dato che le regioni non potevano fare alcun incremento. «Comunque - aggiunge Bortolussi - se la norma impediva l'aumento delle aliquote, lasciava ampio spazio per le modifiche migliorative delle situazioni regionali». Puglia, Umbria e Veneto hanno ridotto la pressione locale: la Puglia con una riduzione delle aliquote, l'Umbria con una rimodulazione degli scaglioni e il Veneto con la rimodulazione degli scaglioni e con l'abbassamento dell'aliquota dell'ultimo scaglione. «Unica eccezione a questa situazione generale - conclude Giuseppe Bortolussi - è stata la Calabria che ha portato la propria addizionale dallo 0,9% all'1,4%. Ciò è stato possibile in quanto il provvedimento con il quale ha attuato questa modifica è anteriore alla data del 29 settembre 2002. Intanto, la Finanziaria 2004 ha nuovamente sospeso gli effetti degli aumenti delle addizionali fino al 31 dicembre 2004. E anche per il 2004 si è ripetuta la medesima situazione del 2003». In ogni caso, rispetto alle regioni che applicano l'aliquota dello 0,9%, per redditi di 10 mila euro, solo Veneto, Puglia e Marche rimangono in linea con 90 euro di Irpef. Cosa che, comunque, non si ripete con redditi superiori. Nelle sei regioni considerate, quando si osserva lo scaglione dei 20 mila euro all'anno - che con aliquota allo 0,9% porterebbero ad un'Irpef di 180 euro - si rilevano cifre superiori dai 20 ai 100 euro. E lo stesso vale per i redditi di 30 mila euro, con quote Irpef che superano dai 60 ai 100 euro l'addizionale applicata nelle altre regioni. E si arriva addirittura a 200 euro di differenza per i redditi di 40 mila euro.

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