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di FABRIZIO DELL'OREFICE «LA VERA partita deve ancora cominciare.

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Il ministro di An è convinto che «se usiamo il metodo Alitalia non ci saranno problemi». Il metodo Alitalia? «Il metodo usato per risolvere la crisi della compagnia aerea. Collegialità, dialogo sociale, confronto tra le parti e sulle soluzioni. Il governo è stato più che mai compatto». Era necessaria una crisi così grave per far riparlare Fini e Tremonti tra loro? «Fini e Tremonti si sono sempre parlati». Anche per litigare... «No, non è così. Certamente i grandi eventi, anche traumatici, accelerano alle volte i processi». Stavolta è stato così? «È accaduto così». Quanto durerà la tregua tra Fini e Tremonti? «Guardi, non personalizzerei. Sulle scelte di fondo nella Casa delle Libertà c'è sempre stato accordo, penso che sarà sempre così. Credo che An ha dimostrato anche stavolta un grande senso di responsabilità, visto che proprio su Alitalia abbiamo fatto un passo indietro per far fare un passo avanti alla soluzione del problema». Un passo indietro? «Sì, certo: abbiamo rinunciato a una persona valida e a noi cara, come Zanichelli, perché ci siamo resi conto che era necessaria una soluzione choc visto che siamo in un momento straordinario. È chiaro a tutti che non puntiamo alle poltrone ma alla soluzione dei problemi del Paese». Il suo è un affondo polemico rivolto a chi? «È un ammonimento per tutti. Siamo compatti sulle cose concrete e lo saremo anche sulla riduzione delle tasse. O meglio, sulla vera questione: sui tagli alla spesa per finanziare il calo del fisco». Quali sono i paletti di An? «Non si può toccare la spesa sociale, la sanità, la scuola, il welfare. E aggiungo anche il pubblico impiego e le forze dell'ordine per le quali stiamo facendo una grande battaglia in loro difesa». D'accordo, ministro. Qualcosa si dovrà tagliare? I fondi alle imprese? «Ecco, dobbiamo discutere. Non voglio anticipare nulla, ma ci vogliono pesi e contrappesi». Cosa intende dire? «Voglio dire che la vera battaglia è agli sprechi: concentriamoci su quella». Dopo le Europee, ci sarà la crisi o il rimpasto? «Misuriamoci e dopo si aprirà un confronto approfondito. Oggi non mi sento di escludere nulla sul "dopo"». Lei si candida, se eletto sarà incompatibile. Per quale carica opterà? «Vedremo, già una volta ho detto che potevo lasciare il ministero». Nel suo collegio, il Sud, avrà una sfida diretta con il ministro Alemanno, che promette: «Tra di noi non scorrerà il sangue». Sarà così? «Ma che domande! Per me la sfida non è con Gianni visto che siamo dello stesso partito e siamo nello stesso governo. Semmai è con D'Alema, al quale ho già chiesto un confronto pubblico. Devo chiedergli come mai quando era al governo andava d'amore e d'accordo con quelli che poi hanno provocato crac ai danni dei risparmiatori»

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