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«Sul fisco è mancata la collegialità» Va recuperato il dialogo con le parti sociali «come nel caso Alitalia»

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Per tutto il governo». Ma avete ottenuto quello che volevate... «Chi ci ha guadagnato è il Paese». È raggiante Gianni Alemanno, ministro per le Politiche Agricole, appena abbandona Palazzo Chigi subito dopo l'accordo per la compagnia aerea. Quindi sintetizza: «La vera svolta è lo straordinario lavoro fatto da Fini, un'opera che ha incontrato anche la collaborazione di Tremonti. Ecco, è questo il metodo giusto». Quale, ministro? «Quello della collegialità all'interno del governo e del dialogo sociale con le parti». E a che cosa ha portato? «Credo che il messaggio di oggi è che il governo si è impegnato a fondo sul caso Alitalia ed è riuscito a salvare l'azienda». Ministro, questo metodo è valido anche per il piano di riduzione delle tasse? «Non c'è dubbio. L'ottimo risultato raggiunto con Alitalia deve essere d'insegnamento per il piano di riduzione delle tasse, del quale stiamo attendendo il documento». Ministro, sulle tasse finora la collegialità ancora non s'è vista, o no? «Sì, in effetti non siamo partiti con il piede giusto. Sarebbe stato meglio che quel documento, di cui attendiamo la presentazione, l'avessimo scritto tutti assieme. Senz'altro non avremmo perso tempo». In che senso? «Nel senso che adesso dovremo studiarlo e nel caso apporre delle modifiche. Se lo avessimo scritto tutti assieme avremmo guadagnato qualche settimana e si potrebbe già approvare a giorni». Quali sono i paletti di An? «Sono sostanzialmente due. Primo, bisogna partire dalla fasce più deboli. Due, bisogna rafforzare e non indebolire il sistema produttivo. Detto questo si può discutere». D'accordo, ma il tema di oggi è: dove reperire le risorse per operare il taglio? «È necessario trovare un giusto equilibrio tra tagli e riduzioni fiscali». Intanto si avvicinano le elezioni europee. Lei è candidato al Sud, perché? «Perché un ministro dell'Agricoltura si misura al Sud». Se sarà eletto sarà incompatibile. Per quale carica opterà? «Guardi, il fatto che abbia presentato assieme alla mia candidatura un "manifesto per il Sud" dimostra che la mia non è solo una partecipazione, solo uno slogan per fare propaganda. È invece sostenuta da un progetto politico». Per quale altro motivo ha scelto quest'area per candidarsi? «Perché se cresce il Sud cresce l'Italia, la questione meridionale è la questione nazionale. Dunque, An vuole rinnovare il nostro impegno per il Mezzogiorno». Al Sud si è candidato anche un altro ministro del suo partito: Gasparri. Con lui sarà un'amichevole, un derby o un duello all'ultimo sangue? «No, stia tranquillo: non scorrerà il sangue. Certamente entrambi faremo di tutto per far vincere Alleanza nazionale. Poi, è ovvio, ci sarà anche un po' di competizione». Tra voi due, dunque, è una sfida infinita. Ve le siete date sin dai tempi delle organizzazioni giovanili della destra? «Non ce le siamo mai date, non esageriamo. Ci conosciamo da trent'anni, alcune volte abbiamo avuto idee diverse. Ma alla fine, l'obbiettivo è comune: far vincere An».

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