I BRITANNICI A BASSORA
«Gli iracheni sono abituati a questo tipo di situazioni, sin da quando Saddam è andato al potere, solo che da noi non se lo aspettavano. Anche noi non ce lo aspettavamo, ma la differenza è che noi non lo tolleriamo e vogliamo che sia fatta piena luce». Il maggiore Ian Clooney, portavoce del contingente britannico a Bassora, è molto determinato nell'esprimere la convinzione che episodi del genere sono totalmente estranei al modus operandi delle truppe di Sua Maestà. Inoltre egli ribadisce che ci sono molti dubbi sull'autenticità delle foto che riguardano il contingente britannico, in cui tra l'altro si vede un presunto soldato che urina su un prigioniero con le mani legate dietro la schiena e il capo coperto da un cappuccio. Tuttavia, aggiunge, «il danno è ormai fatto». «La gente non mostra ora ostilità, ma certo il rapporto di fiducia che con tanta fatica avevamo stabilito ha subito un duro colpo», spiega il maggiore nel suo ufficio allestito nei saloni dell'aeroporto internazionale di Bassora, tra marmi e ceramiche che ricordano le mura dell'antica Babilonia. Il capitano Hameed Sh Balasim, della costituenda Forza di Protezione costiera irachena parla di «danno nella fiducia reciproca». Tuttavia, il capitano, che a settembre, al termine di un addestramento da parte della Royal Navy britannica comanderà una delle cinque unità di guardacoste incaricate di contrastare terrorismo, contrabbando e infiltrazioni dal vicino Iran, sembra incline ad accettare con benevolenza «l'incidente». «Non tutte le dita di una mano sono uguali, così come non tutti gli uomini sono uguali», dice prendendola larga, alla araba. Il suo ruolo, quando sarà operativo, gli garantirà 300 dollari al mese, così tende ad essere comprensivo. «Da una superpotenza come gli Usa ci aspettavamo che in un sol colpo risolvesse tutti i problemi, ma poi abbiamo visto che ci vuole tempo. Così è anche per incidenti come questo. Sono cose che succedono», dice guardano la sua motovedetta che dondola placida al sole nelle acque limacciose base navale del porto di Umm Qassr. «Le parole del presidente Bush e del premier Blair sono comunque state utili. Tutti hanno potuto vedere il loro imbarazzo, aggiunge il capitano Balasim, che prima della guerra era ufficiale nella marina irachena e, «naturalmente», dice, iscritto al partito Baath. Ora è tornato a gestire un certo potere. Seduto in un ufficio della base, rilassato, con l'aria condizionata al massimo che contrasta i 40 gradi di temperatura che ci sono fuori, dice di avere «libertà totale nel reclutamento» dei 400 uomini che formeranno il corpo di guardacoste. «Certamente saranno militari della disciolta marina irachena. Questo lavoro non si può davvero improvvisare. Non è come l'esercito».