Il premier insiste ma gli alleati restano freddi. Fini: «Partiamo dalle fasce deboli»
Berlusconi: «A giorni giù le tasse»
000euro e del 33% oltre questa cifra con un taglio "secco" per l'aliquota massima di 12 punti percentuali. Prende così forma il taglio delle tasse annunciato tempo fa dal premier, Silvio Berlusconi, che ha confermato che tempi rapidi. Entro la fine settimana sarà discusso in un vertice di maggioranza e poi il piano sarà reso noto, molto probabilmente tra non più di 10 giorni, in occasione del Consiglio dei Ministri della prossima settimana. Le linee di attuazione dovrebbero essere riportate nero su bianco nel prossimo Dpef anche se il «taglio» vero e proprio potrebbe arrivare solo con la Finanziaria 2005. L'obiettivo - come del resto prevede il «contratto con gli Italiani» - è quello di realizzare tutta la riforma entro fine legislatura. Si potrebbe così decidere di procedere per diversi "step" con un effetto a partire dai redditi del prossimo anno. Di certo le riduzioni - come richiesto da alcuni partiti della maggioranza e confermato nei giorni passati da Berlusconi - dovrebbero interessare i ceti medi. Non è ancora noto se la riduzione della pressione avverrà in un "colpo" solo (ma di certo l'ipotesi tecnica è stata valutata) e nel corso di quest'anno oppure se il Governo deciderà di affidarsi al meccanismo già sperimentato dei moduli previsto dalla delega fiscale. Una riduzione rapida avrebbe un effetto «scossa» ma deve fare i conti con i tagli alla spesa che servirebbero per finanziarla. La riduzione complessiva infatti, secondo un calcolo fornito nei giorni scorsi dal viceministro all'Economia, Mario Baldassarri, potrebbe richiedere risorse pari a 23 e i 24 miliardi di euro. Si potrebbe così decidere di affrontare la questione in due momenti diversi. Lo stesso premier nel recente passato ha parlato di un taglio iniziale di circa 6 miliardi. E proprio su questo arrivano anche molte indicazioni politiche dalla stessa maggioranza e dalla compagine di governo. Anche ieri infatti il vicepremier Gianfranco Fini ha chiesto, ad esempio, di «partire dal basso», il che vorrebbe dire ridurre solo la fascia delle aliquote medie, quelle che confluirebbero nel 23% e che riguarda la maggior parte dei contribuenti (sopra i 100.000 euro c'è solo l'1% degli italiani). Ma in generale la reazione degli alleati è ugualmente ruvida. «Non commento gli annunci. Commento le carte. Naturalmente quando ci sono», taglia corto il leader dell'Udc Marco Follini. Fini ribadito cosa debba intendersi per «politica delle mani libere» da parte di An. «Sono molto lieto - afferma - che Berlusconi abbia annunciato che è pronto il piano per ridurre le aliquote Irpef. E sono certo che il premier la pensa come me: bisogna ridurre le tasse senza ridurre la spesa sociale e privilegiando i ceti medi e le famiglie monoreddito». Piantati i suoi paletti, Fini attende di valutare la soluzione studiata dal tandem Berlusconi-Tremonti. La Lega, con Roberto Maroni, aveva già chiarito allora che in nessun caso la riduzione della pressione fiscale avrebbe potuto significare riduzione della spesa sociale.