Alitalia, situazione ormai «gravissima»
Lo scontro è sul numero degli esuberi e sulle attività che verrebbero cedute all'esterno
Mentre i voli sono tornati alla normalità, ieri a Palazzo Chigi si sono confrontati Governo, Azienda e sindacati. La situazione è apparsa subito molto difficile. L'Esecutivo è deciso a fare di tutto per salvare la Compagnia di bandiera. Questa perde a rotta di collo ma il piano industriale che ha presentato non piace ai sindacati che non vogliono sentir parlare di esuberi del personale e di cessione all'esterno di attività. Al tavolo per la prima volta, con disagio e scorno dei sindacati «tradizionali», si è seduta la Confederazione di base (Cub) che ha la linea più dura. Oggi nuovo incontro, che potrebbe essere cruciale, mentre Bruxelles ha ribadito che i patti europei non consentono l'erogazione di aiuti di Stato. Fonti dell'Esecutivo hanno giudicato la situazione «gravissima». I leader di Cgil, Cisl e Uil, riuniti altrove, non hanno nascosto la propria preoccupazione. Alitalia perderebbe dall'inizio dell'anno, e cioè in solo quattro mesi, secondo le cifre circolate dopo il cda che si è svolto prima dell'incontro, 200-250 milioni e la liquidità sarebbe dimezzata da 500 a 200 milioni. Ieri dopo un primo «giro» alla presenza del vicepremier Fini e del sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, dei ministri Buttiglione e Lunardi e del viceministro alle Infrastrutture Tassone, la trattativa è proseguita in sede tecnica con le parti e Tassone. Sul tappeto il nodo dei posti a rischio: gli esuberi (1.100) e anche il numero di coloro destinati a «partnership» (2.100) potrebbero salire rispetto all'ipotesi finora circolata. Complessivamente si potrebbero raggiungere le 6.000 unità. L'aumento del numero delle uscite verrebbe dalla cessione del 40% di Alitalia airport (3.200 lavoratori), notizia data proprio ieri dalla stessa Alitalia durante il confronto a palazzo Chigi. Il presidente della compagnia, Bonomi, ha illustrato l'ipotesi del «piano più forte e rigoroso», da lui stesso annunciato nei giorni scorsi, con un numero più alto di esuberi e di esternalizzazioni nel caso di mancata accettazione del piano industriale 2004-2006 da parte dei sindacati. La battaglia è quindi su esuberi e esternalizzazioni. In particolare i sindacati hanno chiesto conto dei numeri dell'azienda che, secondo il racconto fatto dai sindacalisti, non avrebbe dato risposte certe. Lo stesso governo ha quindi chiesto una sospensione in modo da acquisire notizie sicure, e l'incontro è proseguito in sede tecnica. Fini ha assicurato che «il governo è disponibile a fornire gli aiuti necessari ma in presenza di un piano ben preciso e forte». «Finché si lavora c'è speranza», ha aggiunto il ministro per le politiche comunitarie, Rocco Buttiglione. I piloti (Anpac, Up, Uil piloti e Ugl), che non sono toccati da ipotesi di fuoriuscita, hanno offerto il loro contributo presentando una proposta per aumentare le ore di volo da 430 a 700 in un anno e consentire così risparmi di 43,8 milioni nell'arco del piano. I sindacati dei lavoratori di terra hanno ribadito il «no» ad esuberi ed esternalizzazioni; la Cub teme che i 10.000 dipendenti di terra di Alitalia saranno progressivamente espulsi. Oggi, se Alitalia chiarirà su esuberi e esternalizzazioni, potrebbe essere la giornata decisiva per lo sviluppo della vertenza. Da segnalare infine un'altra battuta nella polemica sindacati-Governo: il leader della Cisl Pezzotta ha detto su Maroni: «Perché non va lui a rimuovere i blocchi?». E ha ricordato che «da parecchio tempo sollecitiamo un incontro serrato per uscire da una situazione difficilissima».