Percorso a ostacoli con cambi in corsa
Ultimo problema sul tappeto quello delle deleghe a Fini
Tra cambi in corsa, dimissioni e nuove nomine si sono inseriti anche «grane» non da poco e nodi da sciogliere, come la lunghissima verifica con gli alleati sempre in fermento e l'ultima questione delle deleghe «economiche» a Fini, ancora non risolta. Per non parlare di eventi gravi ma differenti, come le guerre e il ritorno del terrorismo. Ecco una breve cronologia di tre anni segnati anche da dimissioni e nuove nomine nell'esecutivo. Il primo problema si presentò già il 12 giugno 2001, giorno del giuramento, con l'assenza del ministro junior al Lavoro Raffaele Costa, che in questo modo comunicò il rifiuto dell'incarico. Il giorno prima invece, Gianfranco Miccichè, annunciato come sottosegretario all'Economia, era stato promosso «ministro junior». Nove giorni dopo, è il sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Giorgetti a lasciare l'esecutivo per diventare presidente della Commissione Bilancio della Camera. Sarà sostituito il 7 marzo 2003 da Paolo Uggè. Alla fine del primo anno di attività, il 4 dicembre 2001, è la volta del sottosegretario all'Interno Carlo Taormina, costretto alle dimissioni dopo le forti critiche dell'opposizione ad alcune dichiarazioni polemiche contro una parte della magistratura. Il 2002 iniziò con l'abbandono, il 5 gennaio, del primo «grosso calibro», il ministro degli Esteri Renato Ruggiero, ex direttore generale della Wto ed ex presidente dell'Eni. Alla base della rinuncia alcune dichiarazioni euroscettiche del governo. Lo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi assunse l'interim del dicastero, prima di nominare il 14 novembre 2002 il sostituto, Franco Frattini, che per il nuovo incarico lasciò la poltrona di ministro della Funzione Pubblica a Luigi Mazzella. A febbraio del 2002, per una serie di dissensi, il ministro del Welfare Roberto Maroni privò di tutte le deleghe il sottosegretario Alberto Brambilla, che però fa ancora parte della compagine governativa. Il 20 giugno, sempre del 2002, il Consiglio dei ministri decise la revoca della nomina per il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi, entrato in polemica con il ministro Urbani. Fu l'inizio di un'estate «calda», segnata il 3 luglio dalle dimissioni del ministro dell'Interno Claudio Scajola, in seguito alla pubblicazione sui giornali di una frase non felice, detta a Cipro sul giuslavorista Marco Biagi ucciso dalle Brigate rosse. Al Viminale arrivò Giuseppe Pisanu, lasciando il ministero dell'Attuazione del programma. Il posto lasciato libero da Pisanu fu poi occupato dopo circa un anno dallo stesso Scajola, il 31 luglio 2003. Abbandono in sordina invece quello del sottosegretario all'Economia Vito Tanzi, che il 18 giugno 2003 lasciò l'incarico per tornare a Washington, al Fondo monetario internazionale. Il 4 febbraio precedente il dicastero di via XX settembre si era però rafforzato con la nomina a sottosegretario di Gianluigi Magri. Nuove tensioni invece il mese successivo quando, l'11 luglio 2003, il sottosegretario leghista alle Attività Produttive con delega al Turismo Stefano Stefani fu costretto alle dimissioni, travolto dalle reazioni suscitate dalle frasi contro i tedeschi pubblicate una settimana prima da La Padania. Il cancelliere tedesco Schroeder aveva cancellato le vacanze in Italia.