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Berlusconi festeggia il governo più lungo

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Un sogno di stabilità per il paese a lungo coltivato in silenzio per scaramanzia fino a due mesi fa

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Alcuni fedelissimi del premier (già in festa per lo scudetto al Milan) sono già pronti a stappare champagne per un collegiale brindisi storico. Nella casa azzurra si celebra il grande evento, tanto atteso e fortissimamente voluto da Silvio Berlusconi: il sorpasso del primo nella classifica di longevità dei governi repubblicani, ossia il mitico Bettino Craxi, che fino al 4 maggio deterrà ancora il trofeo di recordman presidenziale. Ma da mercoledì 5 in vetta alla classifica salirà Silvio Berlusconi, che è riuscito a guidare la sua squadra ininterrottamente per 1060 giorni (Craxi si è «fermato» a 1059; dal 4 agosto 1983 al 27 giugno 1986), ma con la ferrea intenzione di andare ancora avanti e per molto. Non solo fino alla fine della legislatura (sarebbe il record dei record), ma anche oltre. Berlusconi, infatti, in diverse occasioni ha detto a chiare lettere di volersi «prenotare» anche per la prossima legislatura («mi vedrete nelle vesti di premier per parecchio ancora» promette spesso Berlusconi), così da condurre in porto tutti i suoi progetti, anche quelli più lungimiranti, che comprendono anche il «pacchetto» delle grandi opere. E chi conosce bene il Cavaliere dice che la scommessa non finisce qui e che di certo, dopo la prima staffetta con Prodi (il passaggio del testimone è avvenuto il 3 novembre 2003, quando il governo Berlusconi ha scavalcato gli 875 giorni di governo del Professore) e quella con Craxi, il premier si porrà e si imporrà nuovi ambiziosi traguardi. D'altra parte, lo stesso Berlusconi, intravedendo all'orizzonte il punto d'arrivo, guardava già oltre citando la longevità di De Gasperi. Ma il traguardo davvero ambizioso non lo spaventa, anzi. Il pensiero di dare una stabilità così lunga al paese lo spinge ad andare avanti, a volte contro tutti e tutto. Berlusconi, che ha giurato nelle mani di Ciampi l'11 giugno 2001 alle 11,00 in punto, è tornato infatti a Palazzo Chigi dopo 6 anni intenzionato a non ripetere l'esperienza precedente, quando venne disarcionato dalla presidenza del Consiglio dopo solo sette mesi. Così, ha quasi «blindato» la sua squadra che è uscita indenne dalla funambolica prova della verifica chiesta da An e Udc all'indomani dell'insuccesso elettorale alle amministrative della primavera del 2003. La verifica, come è noto, è andata avanti per quasi un anno, con prove di forza incrociate tra il premier e gli alleati che invocavano rimpasti o rimpastini con connesso aggiornamento del programma. Richieste inaccettabili per Berlusconi (che ha sempre detetestato la parola «rimpasto»), deciso a non cedere a un rimaneggiamento della squadra che avrebbe potuto avere come sbocco quello che ai suoi occhi era un vero incubo: un Berlusconi-bis che avrebbe, tra l'altro, spezzato il suo sogno di longevità governativa. Che è sempre stato il suo chiodo fisso. Nonostante ne parlasse solamente con i fedelissimi per non destare polemiche sterili e premature. Ma non proprio tutto è filato liscio nella squadra che, dal momento della sua formazione ad oggi, qualche trauma lo ha attraversato. E sicuramente il suo è un governo che ha attraversato un momento storico difficilissimo per il paese, con terrorismo e situazione economica in primo piano. In questi tre anni di governo, dunque, Berlusconi ha tenuto duro anche in vista di questa sua sfida personale. Un «sogno» che ha coltivato silenziosamente fino a quando si è trovato vicino al traguardo. Giu.Cer.

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