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Nuovo ok al ddl Gasparri, ora è definitivo

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Il ministro: «L'Italia entra in una fase nuova». Le opposizioni pensano a un ricorso alla Consulta

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Il provvedimento torna ora all'attenzione del capo dello Stato: ma se per alcuni il passaggio al Quirinale sembra non scontato, il fronte del no guarda compatto alla Corte Costituzionale come ulteriore argine contro una legge che, sottolinea il segretario Ds Fassino, consolida la posizione dominante del premier Berlusconi. Il voto di Palazzo Madama arriva intorno alle 14, dopo una mattinata di votazioni a ritmo serrato sugli emendamenti, in particolare all'articolo 25 su tempi e modalità del passaggio al digitale terrestre. L'opposizione, con i tempi contingentati, fa ostruzionismo chiedendo continuamente la verifica del numero legale o il voto elettronico. L'ultimo scontro, quello scoppiato sulle modalità di calcolo dei fatturati che rientrano nel limite antitrust del 20% del Sic, si sgonfia con l'approvazione dell'ordine del giorno di Luigi Grillo (FI), presidente della commissione Lavori Pubblici, che chiarisce che il tetto si applica ai «soggetti controllanti gli operatori della comunicazione» (dunque al gruppo Fininvest, esempio fatto dall'opposizione, perplessa sulla norma). Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha detto: «È una legge che attua in maniera esemplare i principi costituzionali vigenti nel nostro paese» quindi il possibile esame della Corte Costituzionale «non preoccupa». «Quando cesserà il clamore delle polemiche - aggiunge - quello che resterà è che l'azione del governo ha fatto entrare l'Italia in una fase nuova, quella del digitale terrestre: ci vorrà tempo e fatica, ma noi abbiamo fatto fare un grande passo avanti al paese in termini di innovazione». «E una pessima legge, fatta apposta per tutelare gli interessi di Mediaset e del suo proprietario e penalizzare la Rai», tuona il capogruppo Ds Gavino Angius, convinto che le modifiche non rispettino «la sostanza del messaggio di Ciampi». Viene «garantito un bel gruzzolo, non meno di 1,2 miliardi di euro, a Mediaset», argomenta il portavoce della Lista Occhetto-Di Pietro Antonello Falomi. Di segno opposto le argomentazioni della maggioranza: «È una legge di sistema, contano i fatti», dice Domenico Nania da An. E il leghista Roberto Calderoli definisce il voto di oggi come «un rimedio al torto subito dal Paese con il rinvio alle Camere, seppure legittimo, della Gasparri». Per il capogruppo azzurro Renato Schifani non ci sono dubbi: la legge «è di garanzia e recepisce in pieno le osservazioni del presidente Ciampi». Il fronte del no guarda con attesa alla Consulta alla quale, del resto, spetta il vaglio di costituzionalità delle leggi. Il Comitato per la libertà e il diritto all'informazione annuncia un ricorso immediato per violazione dell'articolo 21 della Costituzione e alla Corte Suprema di Strasburgo; l'associazione Art.21 si affida al professor Roberto Zaccaria e all'avvocato Domenico D'Amati per elaborare istanze e ricorsi da sottoporre alla firma di associazioni, movimenti e sindacati.

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