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Nasce Sviluppo agroalimentare

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La connotazione e le finalità di Sviluppo Agroalimentare sono state illustrate dal ministro per le Politiche Agricole Gianni Alemanno durante il convegno che si è svolto a Napoli dedicato al «Sistema agroalimentare: motore di sviluppo». La nuova società erogherà nuove forme di aiuto di Stato da definire con una riforma di quelle già previste per i cosiddetti «fondi ex Ribs». «Sviluppo agroalimentare - ha spiegato il ministro Alemanno - potrà svolgere la funzione a cavallo tra Sviluppo Italia e l'Ismea, la società specializzata per la gestione degli strumenti di sviluppo nel settore agroalimentare e nell'agroindustria». Alemanno ha anche spiegato che la nascita della nuova società è mossa anche dalla logica di «fare sistema» e degli interventi mirati che «devono essere sempre di più specializzati». «Crediamo sempre di più che vi sia la necessità di agenzie di settore - ha spiegato il ministro - per specializzare gli interventi nel comparto agricolo e agroalimentare. Siamo da sempre contrari agli interventi "a pioggia", agli interventi indifferenziati che non riescono a cogliere la specificità imprenditoriali. Abbiamo bisogno sempre più di mirare gli strumenti operativi e le risorse a disposizione: ed ecco perché crediamo che la nuova società sia un momento, anche simbolico, oltre che operativo, molto importante». Sviluppo alimentare, secondo il titolare delle Politiche Agricole, potrà essere «un grande "condensatore" di sviluppo». «Non è il ritorno al passato, alla vecchia "Finagra" per intenderci - ha osservato Alemanno - ma è il punto di riferimento per regioni, imprese e la società civile che ruota attorno al sistema agroalimentare». «Alla fine è stato trovato un accordo - ha spiegato il ministro - per la costituzione di una società partecipata (la maggioranza è di Sviluppo Italia, mentre la maggioranza nel Cda è di Ismea) che avrà il compito di gestire queste risorse e sarà il punto centrale per lo sviluppo del comparto». Il convegno di Napoli, oltre che al "lancio operativo" della nuova società, è servito anche al ministro per tracciare un bilancio dei tre anni di attività del dicastero e difendere le scelte di "autonomia" che hanno consentito all'Italia una "difesa" delle colture tipiche mediterranee messe a rischio dalle politiche comunitarie.

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