Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

In imbarazzo il «listone» sul ritiro delle truppe

default_image

  • a
  • a
  • a

Nel centrosinistra però le dichiarazioni di Prodi, che ha frenato fortemente sul ritiro delle truppe italiane che invece è una richiesta di moltissimi a sinistra, sta creando problemi nel fronte che ha invece riconosciuto nel leader spagnolo Zapatero un esempio da imitare. Imbarazzo mostra Fassino: il leader dei Ds ha più di qualche preoccupazione con la sinistra interna del suo partito. «Penso che la dichiarazione di Prodi - commenta - è prudente, visto anche il suo ruolo istituzionale di presidente della commissione Ue. Non c'è neanche tra di noi una posizione diversa. Nel momento in cui non mi rassegno al fatto che sia persa ogni speranza per una svolta, quando si assottigliano sempre di più queste speranze mi predispongo a prenderne atto e a chiedere il ritiro dei nostri soldati». Quanto alla manifestazione di oggi a Roma, Fassino dice: «Ci sarò con il cuore. Non potrò partecipare, perchè ho un impegno elettorale a Trieste che avevo già preso in precedenza». I Ds in sostanza appaiono, pur con diverse sfumature, i più protesi verso la meta del ritiro, mentre Margherita e Sdi lo sono un pò meno. Se Fassino dice di continuare «a sperare in una svolta in Iraq» anteponendo questo obiettivo alla richiesta di un ritiro, il tono del capogruppo Luciano Violante appare più determinato. «I gruppi parlamentari che danno vita alla Lista Prodi - annuncia Violante - chiederanno, al massimo entro il 15 maggio, il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. Non c'è nessuna possibilità di quella svolta che noi auspicavamo e quindi abbiamo preso l'orientamento di chiedere il ritiro delle truppe. Quando e come lo decideremo nelle prossime ore». E la Margherita, con il capogruppo Pierluigi Castagnetti, preferisce sottolineare che non vi sono differenze di valutazione con il leader della lista. «Noi chiediamo che ci sia una svolta vera - dice il capogruppo dei DL Castagnetti - e se non c'è diventa ineludibile la richiesta di un ritiro», dichiara spiegando il motivo che ha spinto il centrosinistra a chiedere a Casini di convocare presto il governo in aula. «Non vorremmo trovarci di fronte ad un fatto compiuto a ridosso delle elezioni europee, con il governo che viene a chiedere un voto per il rifinanziamento della missione italiana prima della pausa dei lavori parlamentari». Mentre Occhetto e Di Pietro commentano con un «meglio tardi che mai» la decisione della lista Prodi «di uscire allo scoperto», i Verdi incalzano il listone sui tempi di marcia: «Prendo atto - dice Alfonso Pecoraro Scanio - che anche la Lista Prodi è convinta dell'opportunità di chiedere entro maggio il ritiro dei nostri militari in Iraq, ma se entro maggio deve essere, perchè allora non proporre di iniziare già a partire dalla prossima settimana?». «Alla riunione di oggi - racconta il verde Paolo Cento - le opzioni che avevamo erano due: aspettare il dibattito parlamentare e discutere un giorno prima le mozioni da presentare; oppure annunciare un'intesa e lavorare subito per una mozione comune. Abbiamo scelto questa via, ma non credo che alla fine i colleghi del "listone" firmino una mozione insieme a noi: significherebbe farsi dare la linea dal movimento pacifista e non ci aspettiamo così tanto. Se ci riusciamo sarebbe un gran risultato». Quanto allo Sdi, con il capogruppo Ugo Intini, saluta con favore l'invito alla prudenza del presidente della commissione Ue. Le formazioni della sinistra radicale plaudono alla svolta del «listone», anche se non nascondono i dubbi che alla fine si potrà arrivare ad un unico testo condiviso. Intanto, nel centrodestra il presidente dei senatori di Forza Italia, renato Schifani, non concede sconti nemmeno a Prodi. «Sulla mozione di ritiro delle nostre truppe dall'Iraq, Prodi dic

Dai blog