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Uckmar: «Le società sportive senza mezzi devono fallire»

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L'ex presidente della Covisoc, Victor Uckmar, ascoltato ieri dalla VII commissione Cultura della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui mali del calcio, non ha dubbi sui responsabili della crisi. Come non tentenna a indicare i tre fattori scatenanti delle difficoltà nelle quali si dibatte il calcio italiano: la legge Bosman, la trasformazione delle società in Spa, la sopravvalutazione dei diritti tv. «Gli amministratori di società di capitale, come sono quelle calcistiche, dovevano rispettare le regole del codice civile: diligenza e prudenza - ha dichiarato -. Invece non hanno fatto investimenti prudenti perché c'era una speranza di flussi finanziari notevoli provenienti dalle tv. Le nostre società di calcio, inoltre, svolgono solo attività di spettacolo, mentre quelle inglesi e americane hanno anche attività commerciali che consentono di riequilibrare i conti». A suo avviso, anche le società di calcio devono seguire il libero mercato «e devono fallire se non ci sono i mezzi per andare avanti». Ma Uckmar ne ha anche per il governo del calcio: «La colpa maggiore è il lassismo. Non appena ci fu l'adozione delle società di capitale, venne abolito l'obbligo della certificazione del bilancio e fu cancelllata la norma sulla necessità di un'autorizzazione della Covisoc per l'indebitamento con le banche da parte delle società». La commissione Cultura della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul calcio professionistico, ha ascoltato anche un altro ex presidente della Covisoc, Salvatore Pescatore, indagato dalla Procura di Roma per la vicenda delle false fideiussioni. Sono stati ascoltati pure i direttori dei tre quotidiani sportivi, Pietro Calabrese de «La Gazzetta dello Sport», Giancarlo Padovan di «Tuttosport» e Alessandro Vocalelli del «Corriere dello Sport». Per Salvatore Pescatore - come ha sottolinteato nella sua audizione - il vero problema è il potere delle società di calcio, a fronte di una fragilità della federcalcio. «Quando Carraro è stato presidente della Lega - ha dichiarato - ha contribuito a dare molto potere alle società, poi, una volta nominato presidente federale, ha pareggiato questo squilibrio». Pescatore ha respinto ogni critica nella vicenda delle false fiseiussioni per l'iscrizione ai campionati e, in particolare, su quella rilasciata dalla società assicurativa Sbc alla Roma. «Smentisco categoricamente - ha detto - che uno solo dei cinque componenti della Covisoc abbia dato all'amministratore delegato della Roma (allora era Rosella Sensi) indicazioni per ricoprire il debito di 7,5 milioni di euro». Intanto, si terrà stamattina a palazzo Chigi il tavolo di confronto chiesto dal Coni al governo sui problemi dello sport e, in particolare, del calcio. Era stato lo stesso presidente Gianni Petrucci a sollecitare l'intervento del governo al presidente del Consiglio e al ministro competente, Giuliano Urbani. St. Mor.

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