Pensioni, la riforma pronta ad atterrare al Senato
Fra le novità lo «scalino», il terzo canale e il superbonus. Cgil: affossata la previdenza complementare
Ieri la commissione Lavoro di Palazzo Madama ha dato il via libera alla delega sulla riforma del sistema pensionistico. Il provvedimento inizierà il suo iter nell'aula di Palazzo Madama giovedì 29, mentre i sindacati non risparmiano gli attacchi. Per la Cgil se non ci saranno cambiamenti la maggioranza darà un ulteriore colpo alla previdenza complementare. La commissione ha approvato ieri anche un emendamento, firmato dal presidente Tomaso Zanoletti (Udc) che, come ha spiegato il relatore del provvedimento, il senatore Carmelo Morra (FI), stabilisce «stesse regole per tutti e stessi controlli», nell'ambito della previdenza complementare. «È stato un lungo lavoro - ha ricordato Morra - ma certamente il provvedimento che esce dalla commissione è notevolmente migliorato con il contributo di tutti, maggioranza e opposizione. Vengono stabiliti gli strumenti per correggere quello che la riforma Dini ha lasciato sul campo: gli squilibri tra le generazioni e il futuro pensionistico dei giovani diverso da quello dei loro padri». Ma vediamo quali sono le principali novità contenute nella delega previdenziale. LO «SCALINO» — Dal 1° gennaio 2008 si potrà andare in pensione di anzianità con 60 anni (61 per gli autonomi) più 35 di contributi, oppure con 40 anni di anzianità a prescindere dall'età anagrafica. L'età anagrafica sale a 61 anni (62 per gli autonomi) dal 2010; dopo la verifica del 2013 si vedrà se portarla a 63 anni (64 per gli autonomi). IL TERZO CANALE — Dal 2008 si potrà continuare ad andare in pensione con 57 anni più 35 di contributi ma con una penalizzazione: il calcolo della pensione interamente col metodo contributivo. MENO «FINESTRE» — Passano da quattro a due quelle annuali per accedere alla pensione di anzianità. IL SUPERBONUS — Chi raggiunge i requisii per la pensione di anzianità entro il 31 dicembre 2007 e decide di restare al lavoro si vedrà versare interamente in busta paga ed esentasse i contributi previdenziali destinati all'Inps (32,7%). Previsti incentivi anche per chi, avendo raggiunto i requisiti, sceglie di continuare a lavorare part time. LA CERTIFICAZIONE — Chi entro il 31 dicembre 2007 avrà maturato i requisiti per l'anzianità potrà chiedere all'ente previdenziale di appartenenza un certificato che attesterà i diritti acquisiti e, dunque, la possibilità di andare in pensione in qualsiasi momento, indipendentemente da ogni modifica della normativa successiva alla certificazione. IL SILENZIO-ASSENSO — Il lavoratore avrà sei mesi di tempo dall'entrata in vigore dei decreti attuativi (o sei mesi dall'assunzione per i neo assunti) per decidere se dire no all'uso del suo Tfr per la previdenza complementare. In caso contrario il Tfr maturando andrà ai fondi pensione. EQUIPARAZIONE TRA FONDI — Previste regole e controlli comuni per tutte le forme di previdenza complementare, dai fondi chiusi e aperti alle polizze individuali di assicurazione. VIA LA DECONTRIBUZIONE — La norma che prevedeva il taglio da 3 a 5 punti dei contributi previdenziali è stata stralciata in vista del confronto con le parti sociali sul welfare e sul costo del lavoro.