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Bisogna mostrare anche quello che va bene

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«Dove è il limite? É giusto far vedere il serial killer e censurare l'aborto in diretta? In Tv si fa vedere solo quello che fa audience. Va bene il musulmano che butta i crocifissi dalla finestra ma non si mostrano quegli arabi che ormai vivono in Italia da anni, lavorano e si sono perfettamente integrati. Dell'Iraq vediamo solo storie di morte e di soldati. Perché non invitano mai nel talk show le crocerossine o la gente comune che fa servizio civile e non guadagna quasi nulla? Questo è il modello positivo da proporre: la verità a 360°». Il sociologo Franco Ferrarotti indica come modello positivo «il programma di informazione americano di Leherrer che manda sul canale 13 senza pubblicità un'ora intera di dibattito senza interruzione dando spazio alle voci più varie. Oppure, era un modello da seguire il rimpianto Apostrophes francese condotto dal mitico Bernard Pivot...». Secondo lui anche l'obiettivo sull'Iraq potrebbe «variare a volte mostrandoci anche ciò che già funziona. Come una scuola o un ospedale dove si danno da fare tante persone di buona volontà». Insomma, basta con Tv del dolore e casi da «Silenzio degli innocenti», la televisione potrebbe voltare pagina e offrirci talvolta, secondo il massmediologo Gianpiero Gamaleri, «testimonianze di vita vissuta di giovani provenienti magari da paesi sottosviluppati che però hanno trovato la loro strada. Storie di paesi dimenticati che possono aprirci nuovi orizzonti culturali». Oppure, aggiunge lo studioso, «vorrei che si riuscisse a trasferire in Tv il mondo dell'infanzia. Non programmi per l'infanzia, sia chiaro, ma fare in modo che la sensibilità e l'universo dei bambini arrivino in Tv, come mai prima d'ora».

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