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«Protestate contro la guerra, o moriranno»

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I tre sequestrati ripresi dalla telecamera mentre mangiano: «Non ci hanno mai maltrattati»

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Invece per Umberto Cupertino, Salvatore Stefio e Maurizio Agliana continua una speranza, legata dai sequestratori iracheni «ad una manifestazione gigante che attraversi tutte le strade» di Roma «in segno di protesta contro la guerra in Iraq» e per esprimere «solidarietà con la nostra causa e con tutti i liberali del mondo». Entro cinque giorni. Sono le condizioni scritte nel comunicato che la tv di Dubai Al Arabiya ha ricevuto ieri, assieme al video non molto lungo, nel quale i tre italiani appaiono tranquilli nell'aspetto e nei movimenti. Mangiano con un cucchiaio o con le mani riso o carne da piatti che sono su un tavolo davanti a loro, e non sembrano preoccupati. Anzi fanno movimenti che non farebbero, probabilmente, se vivessero una situazione di grande disagio. Si spostano sui loro sedili, cercano qualcosa sul tavolo. Sotto lo schermo scorre la banda rossa che annuncia le condizioni per la loro liberazione, e che, poi si capirà, fa parte del comunicato che l'annunciatrice leggerà per intero. Al contrario della rassicurazione che può venire dall' aspetto fisico degli ostaggi, che indossano una sorta di galabiya, camicione bianco usato da molti cittadini arabi, e hanno barbe, apparentemente curate, forse semplicemente non rasate dal momento del sequestro, il messaggio produce l'effetto contrario. Quelle brevi immagini si concludono con la voce di Salvatore Stefio che afferma «mangiamo regolarmente, finora non abbiamo avuto nessun problema con loro e non abbiamo avuto nessun tipo di maltrattamento fisico e ogni richiesta per migliorare la nostra permanenza con loro viene solitamente accordata». Ma è certo che le condizioni poste dal comunicato sono rigide, accanto alle accuse contro il primo ministro italiano che non si sarebbe «mosso per liberarli» e avrebbe inviato «agenti di sicurezza per garantire la sicurezza dei suoi padroni». E altrettanto ultimativo è l'invito rivolto «agli amici nel popolo italiano, agli spiriti di pace e a tutti gli uomini liberi del mondo», perchè sia pubblicamente manifestata una protesta contro il governo italiano, contro la guerra in Iraq e perchè siano ritirate le forze italiane. «La nostra è una causa giusta» sottolinea quindi un lungo passaggio del comunicato che spiega: «stiamo difendendo la nostra terra il nostro onore e i nostri sacri valori dopo che le forze del male sono venute da dietro gli oceani per occupare la nostra terra». E come un macigno arriva alla fine la scadenza dei cinque giorni «senza un altro ultimatum», dopo la quale gli ostaggi saranno uccisi. Con queste parole scompare tutta la tranquillità che traspariva dalle immagini, in una stanza che ha per sfondo un lenzuolo a grandi quadri, forse scelto per dare più risalto ai tre camicioni bianchi che Cupertino, Stefio e Agliana indossano. E per gli uomini dell'intelligence che da due settimane cercano di venire a capo della vicenda degli ostaggi italiani, il video di ieri «contiene soprattutto alcune importanti conferme». «Due su tutte», dice uno degli 007 impegnati sul campo. «La prima è che sono vivi. La seconda è che sono in mano ad un gruppo che tratta in maniera, per così dire, "politica". Di soldi non se ne parla». La fonte sottolinea che «si apre una fase delicata, ma non per questo preoccupante. Ci sono le condizioni perchè l'epilogo sia positivo». Il video, viene confermato, sarebbe «recente. Non necessariamente girato il 25 aprile, come è stato detto, ma di certo non molto prima». Le rivendicazioni, con la richiesta di manifestazioni di protesta, confermano che esiste da parte dei sequestratori una volontà di rilasciare gli ostaggi. «E l'ultimatum scade proprio il primo maggio, un giorno in cui le manifestazioni avvengono tradizionalmente in tutta Italia». Nessun riferimento

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