La Lega prepara il siluro al ddl Gasparri

Anzi, una parte del Carroccio, quella capitanata dal senatore Roberto Calderoli vorrebbe votarlo, per non smentire una promessa già fatta e anche per dare il via libera alle nuove nomine di viale Mazzini (in particolare quella che sta a cuore a Calderoli riguarda Massimo Ferrario al posto di Antonio Marano a RaiDue), mentre un'altra parte, più battagliera, con a capo Alessandrò Cè, sarebbe determinata a porre il veto. Una determinazione a mettere comunque i bastoni tra le ruote della Cdl che investe vari campi (dopo le discoteche e gli immobili, il ddl sulle Tv e le pensioni, ieri anche la strategia sull'Iraq) e che ha l'obiettivo di forzare la mano comunque e dovunque, per poi alla fine, magari, uscire dal governo invece che minacciarlo soltanto. «La Lega è allo sbando da quando Bossi è malato» dicono gli alleati, soprattutto An e Udc, e in effetti la posizione più oltranzista nasconde una battaglia interna molto più aspra di quella esterna, con in palio l'eventuale successione alla guida del Carroccio. In sintesi a «vincere» potrebbe essere chi fa la voce più grossa con gli alleati e riesce così ad ottenere di più. E ieri il presidente dei senatori della Lega Nord Francesco Moro in occasione del voto di fiducia sul decreto per la cartolarizzazione nella vendita degli immobili pubblici non ha potuto fare a a meno dal ripetere ai giornalisti: «Roma ladrona resta ladrona, ma voteremo la fiducia al decreto sulla cartolarizzazione, sottolineando il nostro forte dissenso». E così infatti accade. «Ho votato sì turandomi il naso, il decreto è una marchetta. Senza il voto della Lega non ci sarebbe stata la fiducia», ammmette Calderoli e aggiunge: «Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, ma non costringeteci più». E lo stesso ministro Maroni sulla «spaccatura» per le discoteche, non è meno «tenero»: «La Lega ha presentato un emendamento che era già noto ed è stato approvato grazie alle assenze della maggioranza». Ma poi smentisce: «Non siamo allo sbando. La Lega è compatta e coerente» e farà «un ottimo risultato elettorale. Il tutto nel rispetto degli accordi di governo». Quanto alle tensioni sulla Gasparri, Maroni (che alla Rai spinge per la conferma di Marano a RaiDue) però ha precisato che «i provvedimenti non presenti nel programma di Governo li discutiamo di volta in volta». In questo scenario si è inserita ieri la super riunione notturna della Lega, con gruppi della Camera, senatori e membri del governo compresi. Tutti riuniti per decidere se silurare o no il ddl Gasparri che oggi approderà in aula al Senato e su cui è previsto il voto finale il 29 aprile. Prima del vertice di ieri Calderoli ha incontrato Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, insieme al sottosegretario alle riforme Aldo Brancher e a Fedele Confalonieri. E Gasparri auspica così «collaborazione» dal Carroccio, ma «certo - dice - sarebbe stato meglio se non ci fossero stati questi problemi». Che il ddl Gasparri sia solo uno dei nodi su cui la Lega intende far ballare la Cdl è Davide Caparini vicepresidente della Vigilanza Rai. «Come ha sottolineato Maroni noi siamo molto critici su tutti quei provvedimenti che non sono stati concordati - spiega - E il ddl Gasparri si presta a molte riflessioni perché tocca vari interessi... Ma alla Camera i nostri voti c'erano tutti. Magari ne sono mancati altri, dell'Udc e di una parte di An. Noi su questo testo abbiamo lavorato molto, ma ci sono altre questioni politiche che necessitano di approfondimento, che vanno chiarite». Ieri Caparini ha fatto la voce grossa anche contro la Rai, rea di «aver cancellato la Lega dall'informazione». Per l'esponente del Carroccio, «appare chiaro il tentativo vergognoso di censurare la Lega a favore di una propaganda centralista filo-comunista. Certo è che le nostre idee - conclude - non si fermeranno a causa di qualche redattore lottizzato». La guerra della Lega «spaccata» è appena iniziata.