«Statali, troppo oneroso l'ultimo contratto»
«L'ultimo accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici è «stato eccessivamente oneroso per lo Stato: dobbiamo evitare che si riproponga nei prossimi mesi uno scenario del genere. Pertanto chiediamo espressamente un incontro di maggioranza al premier, Silvio Berlusconi» ha detto il ministro del Welfare. L'accordo quadro che ha consentito il rinnovo dei precedenti contratti risale a febbraio 2002. Un patto di cui allora si fece garante il vicepremier, Gianfranco Fini, al quale i sindacati si sono recentemente rivolti in un incontro informale che si è svolto lo scorso mese. I sindacati giudicano infatti insufficienti le risorse stanziate in Finanziaria per il rinnovo del biennio 2004-2005. «Quell'intesa - ha detto Maroni - è un esempio da evitare. Mi auguro che la Lega sia coinvolta nella definizione dei nuovi contratti pubblici». Per Maroni un accordo «oneroso» come quello del febbraio del 2002 «non si concilierebbe nè con il trattamento che hanno avuto i lavoratori del settore privato nel rinnovo dei contratti (molto inferiore rispetto a quello dei pubblici) nè con la proposta di Berlusconi di ridurre la pressione fiscale». «Che significa - ha rilevato ancora Maroni - risparmi e non aumenti di spesa pubblica. Se si vuole raggiungere l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale non si può contemporaneamente sbracare sul terreno dei contratti pubblici: questo è il segnale che noi diamo». Un richiamo, dunque, agli alleati della coalizione poichè, ha detto Maroni, «il rinnovo dei contratti pubblici non è un dettaglio, ma è strettamente legato a politiche di riduzione della pressione fiscale e, quindi, anche di contenimento della spesa pubblica. Credo che su questo la maggioranza debba trovare una posizione comune». D'altronde, ha rilevato ancora il ministro del Welfare, sulle pensioni «c'è stata un'azione complessivamente corale (pur con qualche voce fuori dal coro), coordinata dal sottoscritto». Il ministro ha quindi escluso che sulla riforma delle pensioni il governo sarà costretto a mettere la fiducia. Riferendosi alle prossime scadenze riguardanti il Documento di programmazione economica-finanziaria e la legge Finanziaria, Maroni ha detto che «la politica sul contenimento della spesa pubblica del governo, da qui a fine anno, deve essere l'azione corale della maggioranza di governo». Immediate le reazioni, a partire da quelle all'interno della CdL. Per il vice ministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, «la richiesta di Maroni, sicuramente legittima nel metodo, evidenzia un problema su cui noi abbiamo posto l'accento da tempo: la necessità di una collegialità nella politica economica e di un coordinamento da parte di palazzo Chigi secondo quanto già contenuto nel documento sulla verifica». Sono quindi intervenuti i sindacati. Per il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, «i contratti si fanno secondo le regole e le richieste». «Invece di fare polemiche - ha aggiunto - aprissero i tavoli di trattativa». Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha ammonito: «Non passi per la mente di nessuno di barattare il rinnovo dei contratti pubblici con una riduzione delle tasse, anzi con la promessa di una riduzione delle tasse». Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, le dichiarazioni di Maroni «sono del tutto strumentali, non oggettive, finalizzate a chissà quale altra campagna». «I patti sottoscritti sono da rispettare» è stato il commento dell'Ugl.